Caro De Carlo,
parlando con amici italiani sono rimasto sorpreso dal favore e dalla simpatia con cui essi considerano il recentemente defunto Hugo Chavez. Ne elogiano quelle che loro chiamano le conquiste sociali e si augurano che prima o poi un Chavez venga fuori anche in Italia.

Il loro sogno forse si realizzerà quando Grillo avrà in mano il potere. Ma in attesa di quel fausto giorno, io che ho vissuto tanto tempo in Venezuale, dopo essere emigrato dall’Italia, vorrei col suo permesso chiarire le idee a coloro che la pensano in questo modo.

E allora comincerò col ricordare che il sistema elettorale é controllato completamente e unicamente dal governo. In secondo luogo Maduro (il successore di Chavez, vincitore delle elezioni) ha avuto una campagna di 4 mesi utilizzando tutti i canali TV 24 ore al giorno, mentre Capriles ha avuto solamente pochi minuti al giorno per 15 giorni, su un solo canale.

In terzo luogo Maduro ha utilizzato massivamente i soldi dello Stato, regalando anche elettrodomestici agli elettori.

In quarto luogo ha obbligato tutti gli impiegati pubblici (che oggi sono la maggioranza della popolazione) a fare campagna e votare per lui. C’é un forte dubbio che il voto non sia segreto e che il governo possa sapere per chi si è votato. Le macchine elettroniche di votazione, della marca “Smartmatic”, sono di proprietà del governo Venezuelano, che ha disegnato anche il software.

Al riguardo non sarà male ricordare che, anni fa, migliaia di cittadini che firmarono per chiedere un referendum revocatorio del presidente, pur previsto dalla Costituzione, furono tutti immediatamente licenziati dalle aziende pubbliche.

In quinto luogo la notte delle elezioni il concorrente di Maduro, Capriles, sconfitto con un margine minimo, ha chiesto il riconteggio dei voti, pur garantito dalla Costituzione. La risposta é stata un definitivo NO. Dopo di che i governativi hanno ordinato l’incenerimento delle schede elettorali.

Oggi in Venezuela, dopo quattordici anni di governo e con il prezzo del petrolio ai suoi valori massimi, l’elettricità é razionata, la benzina si importa, si devono importare vari generi alimentari e di necessità che una volta si producevano nel Paese, l’acqua manca alcuni giorni alla settimana, spesso manca perfino il pane, nei supermercati mancano molti prodotti, e i poveri oggi hanno minori opportunità e sono molto più poveri.

I benestanti di una volta non vivono più in Venezuela, ma felicemente a Miami, Parigi, Londra o New York.
I nuovi miliardari, arricchitisi con la corruzione del regime, diventano sempre più ricchi senza produrre nulla, utilizzando le loro amicizie politiche per comprare dollari a 6.30 bolivar per dollaro e vendendoli immediatamente a 26 bolivar per dollaro.
Tutti i voti dei Venezolani all’estero non sono stati computati.

Se questo è quello che gli amici italiani desiderano anche per l’Italia per me va bene. Io fortunatamente vivo a Miami.

In Italia quelli che pensano così sono molto ma molto di più di quanto si pensi e probabilmente questa è una ragione in più che spiega perché oggi l’Italia sta cosi male e probabilmente in un prossimo futuro starà peggio
Hasta la victoria siempre!

G.N.

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Grillo come Chavez? Val la pena rifletterci sopra, mentre la mai abbastanza deprecata classe politica romana ci ripropone le cariatidi del passato, non avverte la decenza di farsi da parte e nella sua resistenza si abbarbica alle previsioni, ai riti, alle scadenze di una Costituzione obsoleta.

L’ambiente è maturo per l’avvento di un regime dittatoriale alla Chavez. E dunque per la fine della democrazia parlamentare. E’ già accaduto negli anni Venti. Potrà riaccadere. Chi ha detto che la storia non si ripete?

Intanto questa testimonianza dà un’idea di cosa attende l’Italia nel caso in cui gli interminabili giochi romani non portino a nulla.

Che futuro potrà mai avere un Paese che al tempo stesso non ha capo di Stato, non ha governo, non ha giustizia e tanto meno un apparato pubblico funzionante, in un panorama sociale devastato dalla povertà e dalla fame?