Caro dott. De Carlo,
se me lo consente vorrei esprimere alcune mie considerazioni sulla recente rielezione di Giorgio Napolitano alla Presidenza della Repubblica Italiana. A mio parere – e suppongo non solo a mio parere – ritengo che sia un fatto importante.

Prima di tutto è importante per il Partito Democratico. La crisi che sta attraversando è la conseguenza delle sue diverse anime e delle inconciliabili differenziazioni che aveva al suo interno. Se ne possono indicare molte. I postcomunisti contro i postdemocristiani. Le vecchie generazioni contro quelle nuove.

Tuttavia ciò che in realtà ha provocato l’affossamento delle candidature di Marini e di Prodi è stato il contrasto tra coloro che in questa situazione capivano la necessità di un accordo bipartisan con il Pdl e coloro che ad ogni costo volevano lo scontro e la sconfitta (in cuor loro definitiva) di Berlusconi. Questo è stato reso evidente anche dagli interventi di alcuni supporter esterni del Pd, come Massimo Giannini di Repubblica, vero campione di faziosità, che è andato in tv solo per fiancheggiare i secondi.

Il chiarimento finalmente c’è stato. I parlamentari del Pd che hanno votato contro la rielezione del Presidente, si sono infatti uniti al gruppo minoritario di Vendola e compagni. Possiamo solo compiacercene. Almeno così si è chiarita la loro effettiva collocazione all’estrema sinistra, che in tanti cercavano di contrabbandare sotto l’insegna di un partito che dovrebbe essere socialdemocratico.

Ma c’è di più. Le trattative per l’elezione presidenziale prima, e le reazioni al suo esito poi, hanno reso ancor più evidente la natura del movimento di Grillo, che è populista, barricadero, e inesorabilmente estremista. Per loro varrebbe una psudo-democrazia assembleare e plebiscitaria, da esercitarsi con i megafoni nelle piazze per ottenere consensi, e da dirigere poi in luoghi appartati e chiusi ai non adepti, sotto la guida di un demagogo che, nella sua zucca nascosta da un casco, ha in testa idee assolutamente perniciose: il rifiuto della Tav e delle altre infrastrutture, il blocco della costruzione di centrali elettriche di ogni tipo, il pauperismo pseudo-ecologista, il reddito di nazionalità, e via sproloquiando.

Purtroppo molti cittadini italiani, attanagliati dalla più lunga e grave crisi economica del dopoguerra, trovano attrattivi gli slogan urlati da Grillo e le sue intenzioni rivoluzionarie.
Vi è qualcosa di simile a quanto accadde in Russia nel 1917, in Italia nel 1922, in Germania nel 1933, e in Venezuela nel 1998.

Rodotà non sarà un estremista pericoloso (anche se riteniamo che sia stato deleterio il suo rifiuto a inserire nella Costituzione europea un riferimento alle nostre radici cristiane), però la sua elezione avrebbe rappresentato la vittoria di Grillo e del suo progetto politico radicale.

Nell’occasione, quindi, dobbiamo rallegrarci che, almeno per oggi, abbiamo scampato un grave pericolo. E fa piacere, a noi che differiamo e diffidiamo di Vendola e Grillo, sapere che non siamo ancora circondati e che non dobbiamo arrenderci.
Ma è stata unicamente la vittoria di una battaglia, e la guerra continua.
Speriamo solo che a capo del governo non arrivi un novello Badoglio.
Grazie dell’ospitalità,
Mario Galardi

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Certo la rielezione di Napolitano, il cui passato comunista evidentemente non bastava a catturare le simpatie dello zoccolo duro del PD, è una vittoria del buon senso e – cosa più essenziale – spiana la strada alla formazione di un governo di ‘’larghe intese’’ (come si dice in politichese). E’ la vittoria di un galantuomo che ha imparato dai suoi errori ideologici e dalle sue tormentate vicende personali.

Ma non rallegriamoci troppo. Voglio dire non illudiamoci che i problemi italiani siano ora avviati a soluzione.
La crisi è troppo profonda per poter essere sanata nell’arco della presente generazione. Ci vorranno anni. O forse addirittura un decennio intero. E ci vorrà il concorso di circostanze esterne. Circostanze – per esempio – legate alla geoeconomia e alla concorrenza sleale di Cina, India e di altri Stati emergenti.

Speriamo allora che in Italia si ripeta la serie di combinazioni favorevoli che, mettendo fuori gioco il massimalismo della sinistra, le consenta una pausa di respiro e favorisca un allentamento della crisi con un riassorbimento della disoccupazione, almeno parziale.

Non sarà facile.

Non dimentichiamo infine che i motivi della protesta grillina sono ancora inevasi. E sono giustificatissimi. Grillo li sta interpretando come nessuno è riuscito sinora. E continuerà a sfruttarli anche nel prossimo futuro.