Caro De Carlo,
la cosa migliore che può fare Obama è non intromettersi nella politica interna di questi Paesi.

Gli americani non hanno mai avuto la capacità di capire la politica islamica, cominciando dallo Scià di Persia in poi. Non ne hanno azzeccata mai una. Se dovessero intervenire in tutti i loro conflitti sarebbe un grande casino e peggiorerebbero come sempre la situazione.
Oggi muoiono più persone in Iraq che in Egitto anche grazie al fatto che Obama ha ritirato le truppe dopo tanti sacrifici per non perdere una guerra concepita male e condotta peggio. Altro che Egitto.

L’unica cosa che il presidente americano è riuscito a fare, fra una partita di golf e l’altra, è stato un discorso che ha fatto incazzare il governo egiziano e rinforzato la posizione di Morsi e fratellini, quando l’unica cosa che bisognava augurarsi è che questi ultimi non riuscissero a mantenere il potere.
Jojo Naim

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Dall’ Egitto con amore…riflessioni in libertà.
Una sola parola d’ordine: disinformazione.
Apro internet, accendo la tele (perchè qui sul mar rosso checchè ne dica la farnesina la situazione è tranquilla) e vedo e sento i ministri europei (Bonino in testa ovviamente) tuonare contro l’Egitto ed il suo esercito a difesa della democrazia e dei suoi pacifici manifestanti e difensori.

Bene,partiamo da quest’ultimi e da un paio di considerazioni attinenti: hanno occupato due piazze del cairo per oltre un mese in circa diecimila…:chi ha pagato pasti, bevande e varie per 10.000 pax x 30 gg? Una buona parte di loro è armata con armi automatiche e fucili mitragliatori: non siamo in texas,qui in egitto non entri al market e ti compri un ak 47, chi li ha armati? In mezzo a loro ci sono palestinesi, sudanesi e siriani, sventolano bandiere di hamas e si inneggia ad al qaida (ieri, ovviamente per caso e senza secondi fini, c’era tra loro il fratello del leader): perchè? Il buon Morsi nel suo anno di governo ha casualmente promesso al Sudan un ‘pezzo’ di Egitto (più o meno fino a Shalatin), alla siria la cogestione del canale di suez e qualunque palestinese arrivato negli ultimi dodici mesi è stato omaggiato di una carta d’identità egiziana e di un biglietto per le montagne russe…

A mezzanotte, finito di lavorare, vai in terrazza, ti siedi con gli egiziani con cui lavori e gli chiedi come va…arrivano tutti dal Cairo, da Alessandria, da Tanta, dal delta del Nilo…le loro famiglie sono li…ti rispondono con i cellulari ancora in mano e gli occhi lucidi…mogli e figli confinati in casa dalla violenza dei ‘pacifici dimostranti’…appoggiano gli interventi dell’esercito, tutti, incodizionatamente…come mai?

Egiziani, lavoratori e turisti, musulmani anche loro, con il ramadan appena fatto e fatto fare ai loro figli, con le proprie donne con lo chador in testa (a partire dai 10 anni) quando non col bourka…eppure tutti contro i fratelli musulmani…come mai?
Ad ovest di Paperino continuiamo a cianciare di democrazia sempre convinti che quello che funziona (ammesso che funzioni) da noi debba funzionare in tutto il mondo…dimenticando magari che anche Hitler era stato democraticamente eletto…parliamo di 6-700 morti senza renderci conto che per chi li ha mandati a morire sono un ottimo affare se da morti riescono a farli diventare martiri…diritto alla vita anche per loro?
Assolutamente si, però non scambiateli per vittime innocenti.
Volete continuate a difenderli? Fate pure, ognuno è libero di fare ciò che crede, ma almeno abbiate l’onestà di chiamare le cose con il loro nome: non dimostranti, ma terroristi.
Furio Subini

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Israele non può sostenere pubblicamente il nuovo Governo Egiziano perché i Fratelli Musulmani ne approfitterebbero per lanciare un campagna mediatica contro i Generali. Ariel Ben Solomon, sul Jerusalem Post, dice che sarebbe come “il bacio della morte” visto che in Medio Oriente tutto quello che sostiene Israele diventa automaticamente un nemico da abbattere.

Ma qualcuno dovrà pur prendersi la responsabilità di dire a chiare lettere che l’abbattimento del regime dei Fratelli Musulmani è stato un fatto positivo e che il nuovo Governo egiziano, nato da una vera e propria sollevazione popolare, deve essere sostenuto perché è l’unico in grado di traghettare l’Egitto verso una vera forma di democrazia. Prima di tutto lo dovrebbe fare l’Unione Europea ma, detto francamente, questo manipolo di burocrati che fanno capo alla Baronessa Catherine Ashton e che guida incredibilmente la politica estera dell’intera Unione, non sembra in grado di prendere una posizione chiara preferendo tenere i piedi su due staffe se non addirittura prediligere la Fratellanza Musulmana, succubi come sono dei petrodollari dell’emiro del Qatar e dei ricatti della Turchia di Erdogan. Quindi gli unici che potrebbero (e dovrebbero) farlo sono gli americani.

E qui siamo al problema dei problemi. La politica dell’Amministrazione Obama sembra tutto fuorché orientata sulla difesa del Diritto e della Democrazia. Anzi, ogni mossa fatta da Obama negli anni della sua presidenza sembrano orientati verso l’appoggio all’estremismo islamico. Se non diciamo chiaramente questo pecchiamo nei confronti dei nostri lettori e di coloro che ricercano la verità analizzando i fatti nudi e crudi.
Ed è andando ad analizzare i fatti nudi e crudi che vediamo come l’Amministrazione Obama si sia distinta più che altro per l’appoggio, occulto o palese, all’estremismo islamico seppure mascherato da “Islam politico”.

Lo si era capito subito quale fosse l’orientamento di Obama verso l’Islam, sin dal suo discorso all’università del Cairo poi reiterato alla Grande Moschea Blu di Istanbul. Obama ha scelto chiaramente di puntare tutto sulla Fratellanza Musulmana e su due personaggi che hanno ben poco di democratico, Hamad bin Khalifa Al Thani (ex Emiro del Qatar) e Recep Tayyip Erdogan (Primo Ministro turco). Con loro ha pianificato il nuovo volto del Medio Oriente che sarebbe dovuto diventare “Muslim Brotherhood friendly”. Ha dato il via a quelle che impropriamente vengono chiamate “primavere arabe” tradendo (non trovo parola più adatta) tre amici degli USA, Mubarak, Ben Alì e Gheddafi, che erano senza dubbio dei dittatori ma che tenevano rigorosamente sotto controllo l’estremismo islamico dei Fratelli Musulmani e rappresentano comunque dei cardini della stabilità in Medio Oriente. Si è allontanato da altri due grandi amici degli Stati Uniti, Israele ed Arabia Saudita, ideologicamente angli antipodi e non certo alleati, ma punti fermi per contrastare l’espansionismo iraniano.

Il risultato di questa politica lo vediamo chiaramente in Egitto, Tunisia e Libia e, indirettamente, lo stiamo vedendo in quello che accade in Siria.
Ma quello dove Obama si è superato in stupidità è senza dubbio il problema iraniano.
Teheran porta avanti in maniera serrata il suo programma nucleare militare e lo fa spudoratamente sotto gli occhi di tutto il mondo. Obama si è fermamente opposto a qualsiasi soluzione militare arrivando persino a ricattare Israele se avesse attaccato da solo. Ha formato un asse con Erdogan per impedire ai caccia israeliani di sorvolare il territorio turco nell’eventualità di un attacco di Israele alle centrali nucleari iraniane. Ha fatto la stessa cosa con l’Arabia Saudita quando ha saputo che i sauditi avevano messo a disposizione dell’aviazione israeliana una base nel deserto saudita. Insomma ha creato le condizioni per impedire a Israele di risolvere il problema del nucleare iraniano.

Qualcuno dirà che però Obama si è battuto affinché la comunità internazionale applicasse severe sanzioni all’Iran. E’ vero, peccato che, come abbiamo visto, le sanzioni non funzionano e non hanno affatto rallentato la corsa al nucleare dell’Iran. Il risultato è che oggi Teheran è a un passo dalla bomba atomica e Obama ancora parla di voler trattare con gli Ayatollah mentre il mondo è sul baratro del rischio nucleare.
Ci si potrebbe scrivere una enciclopedia sugli errori di Obama in Medio Oriente e più in generale in politica estera, che poi nessuno è veramente in grado di dire se sono stati errori oppure una vera e propria linea politica dettata da una ideologia filo-islamica. Di certo siamo di fronte al peggior Presidente americano che la storia ricordi e questo è un dato di fatto.
Adrian Niscemi

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Mi sembra interessante riportare queste testimonianze provenienti da persone che hanno vissuto o vivono nell’area della crisi più intrattabile del mondo.