Caro dottor De Carlo,
non riesco mai ad andare in disaccordo con lei. Con “Maledetta primavera” lei ha centrato il problema senza peli sulla lingua. E’ la verità. Purtroppo, abbiamo in Italia, dal presidente della Repubblica, che se non sbaglio era favorevole all’attacco a Gheddafi, all’intera Casta politica, una mandria di inetti e di magnaccia. Soprattutto viene guardato l’effetto, non la causa del fenomeno.

La causa iniziale dell’esodo di immigrati africani è però lontana nel tempo. Intanto, da dire, che si portano i bambini solo per muovere a pietà, per avere la giustificazione all’aiuto e per togliere ogni velleità contraria ai loro interessi, tipo respingimento violento. Come saprà, le famiglie africane a sud del Sahara sono strutturate non come le nostre. Sono clan di centinaia di persone e i bambini orfani o con genitori lontani non vengono abbandonati, ma affidati, in mancanza del padre naturale, allo “zio” e all’intero clan.

I colpevoli più recenti sono le potenze occidentali e le multinazionale occidentali e orientali che sfruttano le immense ricchezze minerarie e alimentari dell’Africa, in combutta e con l’assenso di despoti criminali e cleptomani… Alcuni dei quali ex-terroristi, come Mugabe e Mandela.

Ma, i primi colpevoli furono quei governi e l’intero ONU che vollero dare l’indipendenza a popolazioni tribali i cui Stati erano limitati dai confini coloniali. Me ne accorsi nel 1966 in Congo. A parte i Simba criminali e assassini, massacratori di “bianchi” e soprattutto di “neri” in quantità dieci volte maggiore, alla vista dello stato di confusione amministrativa congolese mi dissi che avevamo commesso un crimine immenso a dare l’indipendenza a tribù inette a gestirsi senza gli odiati “bianchi”. Oltre a ciò, e ad esempio, la tribù del ministro Kyenge – i Bakunda – non ha niente in comune con i Bakongo e i Bajakà, più a nord di circa 2000 kilometri, come cultura, lingua, tradizioni culturali e religiose diverse. Forse in comune possono avere il swahili e il “lingala”, la lingua parlata lungo tutto il corso del Congo.

Lo Stato congolese potrebbe essere diviso comodamente in almeno cinque stati. Idem per il nuovo Stato del Sud Sudan, da dividere in due tronconi paralleli: uno in confederazione con l’Uganda; l’altro il confederazione con il Darfur.

Alcuni di noi del fronte di liberazione durante la prima guerra d’indipendenza, terminata nel 1972, e successivamente lo stesso colonnello John Garang, che alla mia epoca era ancora uno studente a Kampala, volevamo una confederazione amministrativa con il Nord, per il semplice fatto che il Sud era per oltre il 95 per cento analfabeta e disorganizzato, quindi incapage di gestire un’amministrazione burocratica, dato stabile insieme ad una magistratura per l’esistenza di uno Stato degno di questo nome.
Il Sud, come saprà, è formato da parecchie tribù, che in passato erano in lotta tra di loro, con alcune delle quali che fornivano la manovalanza razziatrice di popolazioni tribali più deboli agli schiavisti arabi.

C’è poi la provenienza razziale. Più a Nord ci sono forti tribù di tipo nilotico come i Denka, in contrasto con i Nuer e gli Shilluk. Stesso discorso con gli Azande a ovest, presenti pure nella Repubblica Centroafricana. A sud, le tribù dell’Equatoria, come i Lotuko e gli Acholi, tanto per citare le più forti, sono dello stesso ceppo degli ugandesi. La resistenza al Nord Sudan fu possibile perchè i lotuko e gli acholi ugandesi fornivano aiuto ed armi ai lotuko ed agli acholi del Fronte di liberazione. Posso testimoniare che la formazione di reparti armati con elementi di varie tribù, dai denka ai lotuko, eccetera, fallì, in quanto i guerriglieri denka fuggivano davanti agli attacchi nordsudanesi, lasciando soli i lotuko e gli acholi, in quanto i l territori dei denka erano a duemila miglia più a nord. Perchè morire per la terra degli altri?

Oggi, eliminato con un attentato all’elicottero il colonnello Garang, si è costituito uno Stato indipendente e sono iniziati gli scontri anche armati per la supremazia politica e la gestione della mangiatoia.

Ricevo settimanalmente dispacci dall’Uganda e la situazione nella zona dei Grandi Laghi è più catastrofica di quella che immaginiamo. Per cui le immigrazioni continueranno in massa: potremo raccogliere tutti gli immigrati in Europa?
Quanto all’Egitto, fortunatamente i generali hanno ripreso il controllo della situazione. Cosa sarebbe stato per noi il canale di Suez se fossero rimasti gli islamisti al potere? Sta intanto sorgendo un problema d’acqua per il Sudan e l’Egitto con la enorme diga in costruzione in Ethiopia sul Nilo Azzurro. Ci sarà una guerra?

Da qui potrei passare all’infiltrazione islamica armata in Africa e a quella “bancaria”, con prestiti competitivi a chi – musulmani e non – li richiede, poiché viene seguita la legge della shari’a, che vieta l’usura…
Purtroppo non abbiamo più sicure le frontiere mediterranee e nello scacchiere mediorientale l’ultimo caposaldo è Israele. Perciò sono pienamente d’accordo con il despota Assad, che almeno garantisce ordinamenti “laici” e libertà di religione
In Italia, lo scontro con l’Islam è solo rimandato: quel giorno non ci occorrerà un Francesco, ma un Marco d’Aviano…

Se lei fosse d’accordo, vorrei inviare il suo articolo ai miei oltre 700 corrispondenti e-mail, poichè esso sarebbe di orientamento in questo momento di confusione estrema in cui siamo in Italia.

Mi scuso per la pazienza nei miei confronti e la saluto molto cordialmente.
Giorgio Rapanelli, Corridonia (Macerata).

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Gent.mo De Carlo,
forse lei non ricorderà, ma ci siamo conosciuti a Rimini tanti anni fa, quando mio marito Amedeo era a capo della pagina riminese del Carlino e lei era un inviato del giornale.
Diverse volte ho pensato di scriverle e di complimentarmi per i suoi articoli da me sempre condivisi, non conformisti e non omologati al politically correct. Ho visitato negli anni 2000 i paesi che lei cita nel suo articolo di ieri e sono assolutamente d’accordo con la sua analisi. Peccato che i nostri capi la pensino diversamente. Anche Amedeo nei suoi libri sulla 2ª guerra mondiale in Italia e sulla Linea Gotica non ha seguito la vulgata ufficiale della maggior parte degli storici (professori universitari) per cui da noi non ha avuto quei riconoscimenti che ha avuto all’estero. Così va Italia!
Ancora complimenti e cordiali saluti.
Edda Montemaggi

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Caro Rapanelli, scusi il ritardo della risposta. Ma ero in viaggio.

Nel merito: la cosa che mi indispettisce di più è il senso di colpa che i nostri governanti si attribuiscono per un fenomeno di cui sono responsabili i regimi dei Paesi dai quali i clandestini provengono. Unici responsabili.

Che senso ha urlare vergogna? E poi chi si dovrebbe vergognare? Noi che pur fra tante difficoltà accogliamo questi disperati? O coloro che li perseguitano, affamano e li spingono alla fuga?

Imperversa il buonismo di maniera, la cui espressione più assurda mi pare la richiesta di sopprimere il reato di immigrazione clandestina. Il risultato sarebbe più e non meno afflusso, più e non meno vittime in mare, più e non meno affari per gli scafisti, più e non meno disagio sociale perché se non c’è lavoro per i residenti, figurarsi per quelli che vengono da fuori.

Insomma c’è molta confusione in giro. E il Papa con le sue accorate invocazioni non fa molto per chiarirla. Non dimentichiamo che la sua prima visita pastorale avvenne proprio a Lampedusa. Che messaggio sarà stato proiettato sull’altra sponda del Mediterraneo?