Ebbene, sì. Lo confesso. Sono un collezionista di dischi di Natale. E’ grave? Ora però lo sono molto meno di quando ero un imberbe giovincello sognatore. Adesso Bing Crosby e Frank Sinatra non mi azzardo a piazzarli sul piatto; come diceva il grande Bearzot, la melassa soffoca. Sarà la vecchiaia del vostro ammuffito blogger, che volete, la stanchezza e il pendolarismo lavorativo. Quest’anno qualcosina ascolticchio. Non ho comprato nulla, memore dell’orrore natalizio dello scorso anno, quando il povero Bob Dylan, con la voce più nasuta di un elefante, scaraventò sotto l’albero un orrido cd di carole country. Quest’anno, forse per via del mio carattere diventato via via più palloso, mi anniento con della musica sacra. Ma no, ecco un lampo anni 70! I Jethro Tull. Eh, certo, ho riesumato un cd del 2003, battezzato ‘Christmas album’. Beh, non è male. sapore di natale rustico. Già mi vedo il vecchio Ian Anderson nel suo castello scozzese, davanti a piatti di uova dello storione che alleva. Conoscendo il suo carattere egocentrico, si farà l’albero da solo, suonerà per se stesso, si comprerà i regali e a mezzanotte li scarterà. Comunque, quel disco è quanto più di lontano esista dalla sdolcinatura: folk natalizio, un po’  blues, ma verace e caldo. Tutto molto Jethro Tull, quindi ve lo consiglio solo se amate il piffero di Ian, perché qui, cari miei, troverete  i suoi sibili ovunque. ‘Another Christmas song’ è una canzone bellissima, dolcemente lugubre. E poi poteva mancare ‘Bourèe’ ? La suite di Bach rivisitata in chiave flautistica  il vecchio Ian l’aveva proposta una vita fa, nel 1969, tempi di ‘Stand up’, l’alba dei Jethro Tull. Beh, cari miei, mi è quasi tornata la voglia di carole arrocchite da ascoltare davanti al camino (che non ho). Adesso quasi quasi vado a frugare nel mio baule di Santa Claus, a vedere se trovo qualche vinile natalizio con qualche altra storiella da raccontare…