Se sapesse che la notizia della sua morte è stata data in diretta dal festival di Sanremo forse si farebbe una bella risata con quella voce così bella, da tenore leggero, che già rimpiango.   Perché Francesco Di Giacomo è stato uno dei cantanti più grandi della storia della musica italiana, non solo del panorama rock-progressive. Era uno che senza la musica non sapeva vivere, perché lui era la musica. Aveva 67 anni, ma lui e il Banco del Mutuo Soccorso erano ancora una cosa sola, non potevano vivere l’uno senza l’altro.  Per me il Banco è stato il gruppo simbolo del progressive italico, sì, più della Pfm. Perché la Pfm aveva certamente musicisti straordinari, solisti pazzeschi, un’energia smisurata, ma anche una personalità  assai fotocopia delle band inglesi, King Crimon in testa. Invece il Banco aveva una sua anima, molto italiana, la portò in giro per il mondo, affascinato da quella sorta di melodramma cantato da quel piccolo  rotondetto romano, così simile a Gimli de ‘Il signore degli anelli’.

Il Banco non ha avuto la fortuna della Pfm, ma si è creato un pubblico viscerale, pochi ma buoni discepoli che hanno seguito le tracce di un gruppo unico, amandolo e anche odiandolo quando la rotta cambiava un po’ troppo, e allora i fan più puri si sentivano traditi, come quando la band andò proprio a Sanremo o incise canzoncine fin troppo semplici come ‘Moby Dick’ e ‘Paolo Pa’. Ma all’inizio degli anni 70 il Banco del Mutuo Soccorso incise dischi memorabili, come nel 1972, il famoso album a forma di salvadanaio. Ascoltate ‘Rip’, una canzone stupenda  sulla guerra; quel refrain iniziale è incredibile. Un pezzo di allucinante bellezza, ritmatissimo che poi ad un tratto si acquieta nel requiem finale. Ascoltatelo, sembra perfetto per la colonna sonora di un film sulla guerra di Troia.   Francesco ha fatto la storia del rock progressive con i fratelli Nocenzi, anche con i dischi successivi: il concept ‘Darwin’ e ‘Io sono nato libero’. Di loro si accorsero anche gli inglesi nel 1974 , l’anno dopo nacque un disco solo per il mercato britannico. Il Banco non sfondò, il progressive tramontò, ma Francesco è sempre rimasto dietro a quel microfono, nonostante tutto e tutti, nonostante di dischi se ne siano sempre venduti meno, nonostante i naturali  sbandamenti nella strada del Banco che molti fan non hanno apprezzato. Ma l’amore per la musica per Di Giacomo era più forte di tutto. La sua era una voce di incredibile leggerezza, di abbacinante bellezza. E la ricordo con il testo di Rip.

Cavalli corpi e lance rotte
si tingono di rosso,
lamenti di persone che muoiono da sole
senza un Cristo che sia là.

Pupille enormi volte al sole
la polvere e la sete
l’affanno della morte lo senti sempre addosso
anche se non saprai perchè.

Requiescant in pace. Requiescant in pace.
Requiescant in pace. Requiescant in pace.

Su cumuli di carni morte
hai eretto la tua gloria
ma il sangue che hai versato su te è ricaduto
la tua guerra è finita

vecchio soldato.

Ora si è seduto il vento
il tuo sguardo è rimasto appeso al cielo
sugli occhi c’è il sole
nel petto ti resta un pugnale

e tu no, non scaglierai mai più
la tua lancia per ferire l’orizzonte
per spingerti al di là
per scoprire ciò che solo Iddio sa

ma di te resterà soltanto
il dolore, il pianto che tu hai regalato
per spingerti al di là
per scoprire ciò che solo Iddio sa.

Per spingerti al di là,
per scoprire ciò che solo Iddio sa…