E’ stato un genio, non a lungo, ma lo è stato. E ora che anche Prince se n’è andato a soli 57 anni ci si accorge, ancora una volta, che la musica alle nostre spalle resterà ineguagliabile. E lui  ha lasciato la sua impronta. Chissà se lo avrà ispirato James Brown, a me piace crederlo, perché nella sua musica c’era l’energia afro con quel guizzo in più, saper miscelare  funky, rock, psichedelia, rhythm and blues. Era lui l’erede di mister Dynamite, ne capì la lezione portandola avanti in maniera diversa.

Parte da lontano la sua rincorsa, da Minneapolis, prima con il buon ‘1999’ poi nel 1984 ad appena 24 anni  si inventa ‘Purple rain’, disco e film. Ricordate quella copertina kitsch?  Lui con lo sguardo macho in sella ad una moto. Ma c’è più dell’immagine, del look: Prince era un grande stregone del suono, con quella voce ammiccante e  quella straordinaria abilità di far combaciare ritmo e  melodia, di saper far ballare il pubblico senza vendersi alla discomusic.  Era l’epoca dei videoclip, Prince se ne servì alla grande: il giovane bucava lo schermo, sapeva usare i suoi occhi neri. In quell’album spiccavano l’infinita ‘Purple rain’ , con quell’assolo lunghissimo di chitarra, ‘When doves cry’ e ‘I would die 4 u’. Con la sua band, i Revolution, si sibì nel film che incassò qualcosina come 150 milioni di dollari (!). Un successone. E dopo? Scrive, scrive sempre. Ricordate la drammatica ‘Nothing compares 2 u’ cantata da Sinead O’ Connor? L’aveva composta lui. Poi arrivano dischi non azzeccatissimi, come ‘Around  the world in a day’, ma il mito di Prince ha ancora benzina per andare avanti.     E’ capriccioso il ragazzo, pensa a un ‘Black album’, da comparare al ‘White album’ dei Beatles: copertina nera, nè scritte, niente orpelli. Poi al momento dell’uscita, stop, non se ne fa nulla: il disco uscirà solo nel 1994, ma prima avrà il suo spazio nel mercato clandestino.  Nel 1986 Prince azzecca il 45 giri perfetto, ‘Kiss’ dall’album ‘Parade’: un riff di chitarra trampolino ideale per il suo falsetto, il video è un capolavoro con una ballerina coperta da un velo nero, un brano irresistibile, ballabilissimo.  Nel 1987 l’ultimo vero capolavoro, ‘Sign of the times’, un doppio album molto funky, bellissimo: la title track ad esempio, ma anche ‘I could never take the place of your man’ e ‘You’ve got the look’ dove addirittura ripesca la scozzese Sheena Easton per un duetto. E’l’apogeo, poi seguiranno anni di scelte bizzarre, silenzi, rientri, una prolificità compositiva vertiginosa e mille lite con le case discografiche, pensate che arrivò a regalare un suo album allegandolo a un quotidiano inglese. Gli abbiamo invidiato il genio, e tutte le donne bellissime che lo hanno affiancato: Vanity, Sheila, Apollonia Kotero, Wendy e Lisa. Ora resta la musica e un genio da celebrare in questo anno maledetto.