The Musical Box

Police, storia di un inizio folgorante. E di due album da urlo

Accadde nel 1979. Il punk lanciava i suoi ultimi lapilli e gli anni Ottanta erano pronti a invaderci con quel synth pop che oggi tutti disprezzano e tutti ascoltano. Nei negozi di dischi, che allora erano non pochi, arrivò un album con in copertina tre giovanotti dallo sguardo serio e dal capello biondo, il marchio di fabbrica dei Police. Mettere sul piatto quell'ellepì fu come farsi travolgere dalle rapide di un fiume di alta montagna: impetuoso, inarrestabile. Quel disco si chiamava 'Outlandos d'amour' e ancor oggi, a 44 anni di distanza, suona fresco e ammaliante. Formazione base: basso, chitarra e batteria. Il minimo. Al basso Sting, insegnante in cerca di gloria, alla chitarra Andy Summers, genio assoluto, alla batteria Stewart Copeland, drum machine umana , figlio di un agente della Cia e con il fratello, Mile Copeland, primo agente del gruppo. Narra la leggenda che mentre i Police registravano la loro opera prima, Miles li prendesse in giro, disprezzando le loro canzoni. Finché i tre non incisero 'Roxanne', Fu al suono di quel riff che Miles Copeland alzò il sopracciglio e ascoltò con più attenzione. E fu lì che i Police decollarono. Quell'album è clamoroso. E il segreto è nella giusta alchimia azzeccata dal trio: matrimonio fra rock e reggae. Pezzi come 'Can't stand losing you', 'So lonely', 'Next to you', 'Born in the fifties', sono un mix di creatività, energia e freschezza. E ancor oggi l'ascolto di 'Outlandos d'amour' scivola via bene, per niente datato.
Passarono solo pochi mesi e i Police tornarono in sala d'incisione. Il gruppo funzionava bene, le radio erano interessate: bisognava insistere. E così nacque 'Reggatta de blanc', il secondo album, quello della consacrazione. Quello di 'Message in a bottle', affresco meraviglioso sulla solitudine. La musica era più elaborata, basti ascoltare la tessitura di 'Bring on the night' e 'Bed's too big without you', e il reggae non mancava mai, come in 'Walking on the moon'. Ma ascoltatevi i tre minuti di 'No time this time', lì c'è tutta l'essenza dei primi Police. L'incipit galoppante al rullante di Stewart Copeland, la chitarra tagliente di Summers in due rapidi assoli e la voce sguaiata di Sting. Un pezzo pazzesco. Pazzesco. Arrivarono in Italia, dopo quell'album. Vennero a suonare a Genova e Reggio Emilia. Il gruppo aveva toccato il top della loro creatività. Sì, dopo ci furono altri album (non tanti, tre, prima dello scioglimento nel 1984). il deludente 'Zenyatta mondatta' (inciso in fretta per cavalcare l'onda del successo), 'Syncronicity' e 'Ghost in the machine', entrambi più elaborati. Poi emersero tensioni e personalismi, Sting capì che la carriera solista sarebbe stata munifica e luccicante, ma priva della sporca gloria dei primi anni dei Police.

comments powered by Disqus