La crisi sismica che ha interessato prima il ferrarese e poi la bassa modenese ha messo in ginocchio alcuni distretti industriali e la posizione più delicata è quella del distretto biomedicale di Miradola.

 Forte di 292 aziende delle quali 232 fino a 49 addetti il distretto di Mirandola ha oltre 4900 addetti ed è un presidio tecnologico importante oltre che un motore essenziale di sviluppo nella provincia di Modena e più in generale nell’Emilia. Suo centro motore sono le 5 aziende più grandi _ Gambro, B Braun, Tyco, Fresenius e Sorin _ che da sole totalizzano la grande maggioranza del fatturato. Quattro su cinque sono multinazionali straniere (svedesi, tedesche, americane).

In questo contesto si è abbattuto il terremoto, determinando danni gravissimi e mettendo in rischio la permanenza del distretto stesso.

Come risposta c’è chi ha parlato dell’ipotesi di delocalizzare il distretto in aree vicine dell’Emilia, in  modo da consentire una rapida ripresa della produzione. L’idea è pessima. Per costruire un altro distretto si perderebbero anni. E una volta lasciato quello di Mirandola, almeno le quattro multinazionali si sentirebbero pericolosamente con le mani libere e rischierebbero per seguire l’esempio della Baxter, che nel 2004 chiuse l’impianto di Miradola per aprirne uno a Malta. Del resto, in paesi come la Thailandia e l’Egitto esistono già distretti simili che iniziano a produrre prodotti anche di buona qualità, a costi inferiori. Delocalizzare il disrtetto rischierebbe di esporlo indifeso al vento della globalizzazione e farlo volare via in mille rivoli.

Delocalizzare per ridurre il rischio sismico ha poi ben poco senso, vuoi perchè buona parte dell’Emilia _e specialmente la parte a Sud della via Emilia, ma non solo _ è a rischio sismico, vuoi perchè esistono sistemi per mettere in sicurezza gli impianti industriali della zona contro le scosse di magnitudo massima ipotizzabile nella zona (grossomodo 6.5 Richter). La strada giusta è quindi ricostruire in tempi brevi in maniera antisismica, utilizzando come contributo parziale a fondo perduto gli aiuti di stato che l’Unione Europea ha appena annunciato che il governo italiano potrà concedere. Altrimenti dopo il terremoto si annuncerebbe per Mirandola (e per l’Emilia) la seconda mazzata: la scomparsa del  prezioso polo prodottivo biomedicale, che è al tempo stesso solido presente e speranza per un futuro prospero. Cerchiamo di avitare di farci del male da soli.