Stiamo ai fatti. La conferenza delle Nazioni Unite su sviluppo e ambiente del 1992 _ il cosiddetto Earth Summit _ produsse la dichiarazione di Rio, l’Agenda 21, la dichiarazioe sui principi forestali, aprì la firma a due importantissime convenzioni (quella sui cambiamenti climatici e quella sulla biodiversità) e impostò la convenzione sulla desertificazione che fu adottata due anni dopo.

Il confronto con la conferenza di Rio +20 è impietoso. Le quarantanove pagine del testo che porta il nome di “Il futuro che vogliamo” e che sono stato faticosmente assemblate dalla presidenza brsiliana e  poi approvate dalla assemblea delle sessione preparatoria e verranno sottoposte da oggi ai capi di stato e di governo non contengono nessun elemento concreto ma solo una sterminata serie di promesse e di buoni principi, annegate in un linguaggio mellifluo, politicamente corretto, prudente e teso solo a rinviare gli impegni veri.

In poche parole, Rio +20 si sta tramutando in una occasione per fare Greenwashing, cioè per ripulirsi la coscienza e l’immagine usando l’ambiente.

A leggere il testo, cascano le braccia. Sulla delicatissima questione degli oceani si rinvia ogni decisione al 2014 (senza garanzia che nel 2014 si deciderà acunchè) e si è comunque esclusa la possibilità di creare parchi in acque internazionali. Gli obiettivi per lo sviluppo sostenibile non sono stati indicati e comunque non ci son soldi sul tavolo ma solo vaghe promesse di avviare un processo che potrebbe portare a risorse aggiuntive. Sulla governace non si è riusciti a effettuare la trasformazione dell’Unep _ un programma  delle Nazioni Unite _ in una agenzia (con fondi e poteri ben diversi) . Sulla green economy poi non si va oltre buoni e generici principi, definedola appena “uno degli strumenti importanti per raggiungere lo sviluppo sostenibile” e chiarendo però che ogni stato farà a suo modo e se lo ritiene, e che la green economy “non dovrà essere racchiusa in un set di regole rigide” (l’agenda 21 era ben più incisiva). Sulle foreste non c’è nulla mentre sull’energia mancano target per le rinnovabili, nulla per il miliardo e 400 milioni di persone che nel mondo non hanno accesso all’energia e non c’è nessun impegno per eliminare i sussidi ai combustibili fossili. Come non chiamarlo un fallimento?

Da parte degli ambientalisti la risposta è stata durissima.

E’ patetico. Se il testo proposto è quello che sarà approvato _ dice Jim Leape del WWF international _ allora questo significa che l’ultimo anno di negoziazioni è stata una colossale perdita di tempo. Se uno leggesse il documento senza sapere da dove viene, penserebbe che Rio+20 è un seminario di studio”.

“Il futuro che vogliamo è oggi un pò più lontano” osserva da parte sua Kumi Naidoo, direttore esecutivo di Greenpeace international. “Rio +20 _ prosegue _ si è trasformato in un fallimento epico. Ha fallito sull’equità, ha fallito sull’ecologia, ha fallito sull’economia.Ci presentano una “visione comune” di un gruppo di inquinatori che faranno bollire il pianeta, prosciugheranno gli oceani e faranno a pezzi le foreste. Questo è il testamento di un modello di sviluppo distruttivo. Quanto ai tre giorni che ci attendono, saranno tre giorni di greenwas: di finta ripulitura delle coscienze con temi erdi”.

“Questo summit  _ osserva Stepen Hale di Oxfam _ potrebbe essere finito prima ancora di cominciare. Avrebbe dovuto essere un punto di svolta, è un vicolo cieco”.

“Non c’èessuna garanzia relativa agli aiuti per i paesi in via di sviluppo_ osserva il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza _; nessun riferimento preciso ai target di sviluppo sostenibile e solo un generico accenno all’eliminazione dei sussidi per le fonti fossili: il nuovo testo  e’ decisamente debole. Certo, va segnalato positivamente l’avvio di un processo dove le associazioni ambientaliste, la societa’ civile e la parte piu’ avanzata del mondo delle imprese cerca di costruire una green economy equa e solidale ma manca evidentemente una leadership politica in grado di capitalizzare questo patrimonio”.

Riusciranno i leaders che da oggi avranno in mano la conferenza a produre uno scatto d’orgoglio? Purtroppo la regia della conferenza non è stata affidata a Frank Capra.  L’happy end non è previsto.