Gli indios Juruna, Xikrin, Arara da Volta Grande, Kaiapó e Parakanã tirano un sospiro di sollievo. Il 14 agosto il giudice Souza Prudente del Tribunale federale regionale della prima regione ha disposto il blocco della costruzione della megadiga di Belo Monte, nello stato amazzonico del Parà.

Belo Monte _ una diga 90 metri di altezza e 3.550 metri di lunghezza per generale 11.300 MW di potenza elettrica  _  sarebbe la terza centrale idroelettrica del mondo ma è stata da subito contestata dagli ambientalisti  perchè determinerebbe l’allagamento di larghe porzioni della foresta (430 chilometri quadrati secondo l’ultimo progetto) con conseguenze pesanti sulla vita delle popolazioni indigene e dell’ecosistema e poi perchè a causa del regime delle precipitazioni funzionerebbe a piena potenza solo per 4-6 mesi all’anno con una fattore di capacità annuale del 39%, e una potenza media generata di poco superiore ai 4.400 MW.  In altre parole perchè è ecologicamente molto impattante e di dubbia convenienza economica visti i 12 miliardi di euro di investimento previsto.

Souza Prudente, che ha già bloccato la costruziione di un’altra diga in Amazzonia _ quella di Teles Pires _ ha dichiarato che il Decreto Legge 788 del 2005 è stato approvato dal Parlamento brasiliano “senza una consultazione preventiva degli indios, che devono comunque dare il loro parere su opere infrastrutturali che interessano i loro territori” e senza una valutazione di impatto ambientale preventiva”. Questo riscontrato, il giudice ha bloccato tutto, condannando il consorzio Norte Energia al pagamento di 500 milioni di real al giorno di multa (200 mila euro) se l’azienda dovesse riprendere i lavori senza autorizzazione.

La società Norte Energia ha ovviamente fatto ricorso sostenendo che tra il dicembre del 2007 e l’ottobre 2009 sono state effettuate 38 riunioni con le popolazioni indigene di 24 comunità, ma sulla costruzione si addensano nubi nere, nonostante la ferma volontà del governo di portare avanti questa opera che è una delle testate d’angolo del Progetto di Crescita Accelerata (Pac).

Oltre allo stop del giudice Prudente c’è il ricorso davanti alla Corte Suprema Federale per l’ordinanza con la quale il 25 febbraio 2011 il Procuratore pubblico federale sospese parlialmente la licenza di costruzione (poi liberata da un giudizio di un altro giudice, contro il quale il primo ha presentato appello) e per la recente  decisione di un publico ministero federale di presentare una formale richiesta di sospensione della licenza  perchè le condizioni per l’ottenimento della stessa (in particolare le azioni obbligatorie di prevenzone e la riduzione degli impatti socioambientali) non sarebbero state state ottemperate.

Gli indios _ che tra giugno e luglio hanno occupato per 21 giorni il cantiere e sequestrato tre funzionari della Norte Energia e si sono ritirati solo il 10 luglio quando ha avuto promesso solenni che le prime misure di compensazione saranno immediatamente attuate _ sperano che il progetto crolli sotto il peso delle sue contraddizioni. E con loro gli ambientalisti di tutto il mondo, che vorrebbero un uso più ecosostenibile dell’Amazzonia.