Nel mondo anglosassone _ dagli Stati Uniti al Regno Unito, all’Australia _ lo chiamano “neigborghood watch”, che si può tradurre come “controllo di quartiere”. Sono cittadini di una determinata area che si associano e che controllano attivamente in territorio in funzione anticrimine e quando rilevano una attività sospetta chiamano la polizia. Non fanno ronde, non intervengono direttamente, non sono vigilantes, quindi, ma semplici “occhi” delle forze di polizia. Il meccanismo funziona perchè consente alla polizia di contare su molte più segnlazioni dal territorio, affidabili perche vengono da soggetti “certificati”, e ha anche un effetto benefico sulla sicurezza percepita perchè i cittadini si sentono parte di una sistema che produce attivamente sicurezza. Diventano attori e non più solo soggetti passivi, potenziali vittime.

Lo stesso dovrebbe essere applicato alla Protezione Civile e in particolare al fenomeno degli incendi. Che dal primo gennaio al 24 agosto sono già quasi 6400 , qualcosa come un +74% rispetto allo scorso anno. Come ha giustamente osservato il capo della Protezione Civile, prefetto Gabrielli “bisogna lavorare di più sulla cultura e sul coinvolgimento della gente”. Bene. Un programma simile avrebbe effetti interesanti anche perche consentirebbe di intervenire quando l’incendio è appena scoppiato (e il piromane, doloso o colposo, è spesso ancora sul posto e quindi è possibile fermarlo) senza bisogno di ricorrere ai costosi lanci di acqua con aerei ed elicotteri.

In un sistema dalla “coperta corta”, nel quale si dimezzeranno e oltre i fondi per i Canadair _ dai 120 milioni di euro attuali ad appena 42 nel 2013 _ questa sarebbe una risposta attiva e concreta. Qualcuno ha il coraggio di lanciarla? La Protezione Civile per esempio? Le regioni? Qualche partito, con una inziativa a livello nazionale? Sennò saremo sempre a piangerci addosso sui fondi mancanti e gli ettari in fumo. Mettiamo in campo il nostro spirito civico e diventiamo parte attiva della soluzione al problema incendi.