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Fidarsi della Tepco è sempre un esercizio pericoloso. E a ragione. Secondo fonti giapponesi _ il sito Fukushima diary _ che hanno esaminato immagini aeree e i progetti dell’area di stoccaggio della centrale di Fukushima, le 300 tonnellate di acqua radoattiva fuoriuscite dal serbatoio numero 5 dell’area H4 e tutto quanto sta filtrando (Dio solo sa quanto) dagli altri, sono finite almeno in parte in mare.

E’ accaduto perchè è precisamente lì, in mare e non nel porto della centrale (dove esistono delle pompe che possono recuperare in parte eventuali sversamenti) che scarica il canale di drenaggio della zona che ospita i mille serbatoi di stoccaggio. Per quel tratto di costa è una altra iniezione di radionuclidi. Complimenti.

Ma non c’è solo la Tepco. La Nuclear Regulation Authority (Nra), l’Agenzia nipponica sulla sicurezza nucleare, ha affermato che  potrebbe “prendere in esame l’ipotesi di scaricare in mare parte dei grandi quantitativi di acqua accumulata nella centrale di Fukushima con radiazioni inferiori ai limiti legali”.  Lo ha detto il presidente Shunichi Tanaka che, incontrando la stampa estera, ha ammesso che l’operazione, anche con la dovuta decontaminazione, “e’ destinata a incontrare resistenze. Dobbiamo – ha concluso – lavorare su questo”. Speriamo che l’Aiea e la comunità internazionale glielo impediscano. 

resizedE poi c’è il pasticciaccio brutto delle perdite. Alla centrale nucleare di Fukushima ogni giorno ha la sua pena. E ogni serbatoio ha la sua perdita. E anche in questo caso la Tepco — che gestisce la centrale — si dimostra all’altezza della sua (pessima) fama. Dopo lo sversamento di 300 tonnellate di acqua radioattiva scoperto il 19 agosto nel serbatoio n°5 dell’area H4 e le perdite dai serbatoi 4 e 10 dell’area H3 rilevate il 22 agosto, la Tepco ha effettuato il 31 agosto una nuova ricerca di perdite nei serbatoi che contengono l’acqua contaminata. E la sorpresa è avvenuta misurando nuovamente i serbatoi 4 e 10: gli strumenti hanno mostrato livelli 18 volte superiori. Da notare che 4 ore di esposizione a una simile quantità di radiazione gamma sono letali ma stavolta si tratta (95%) di radiazioni beta . “La ragione _ spiga il sito Unico Lab, puntualissimo nell’informare sull’incidente _  è che la radiazione beta, frazione quasi totalitaria di quei 1800 milliSv/h, è poco penetrante e il suo effetto andrà ad incidere solo sulla dose equivalente alle estremità (mani e piedi), ma non come dose efficace al corpo intero”.

Certo, la radioattività c’è. Gli strumenti degli tecnici della Tepco hanno mostrato che dai 70 e 100 millisievert/ora ne risultavano 220 e 1.800 di radiazione beta. Nuova perdita? La spiegazione è una altra. Nelle misurazioni del 22 la Tepco — con sconcertante superficialità — aveva usato strumenti che misuravano al massimo 100 millisievert/ora: è per questo che il 22 non ha rilevato il picco di 1800. Cambiato lo strumento, è venuta fuori la realtà, con conseguente brutta figura della Tepco.

Sempre sabato la Tepco ha rilevato altre 3 perdite, stavolta nell’aree H5 e H4 dello stoccaggio dell’acqua contaminata: il che significa che sono ben tre le aree con perdite (H3, H4 e H5): un colabrodo. I tecnici hanno misurato 230 millisiever/ora in una tubatura che collega sue serbatoi dell’area H5, rilevando una perdita; 70 millisiever/ora attorno il fondo di un serbatorio nell’area H4 mentre sempre nell’area H5 un operaio ha rivelato la caduta di alcune gocce da un serbatoio e la successiva misurazione nel calcestruzzo bagnato dall’acqua radioattiva ha mostrato 230 millisiever/ora. Considerando che a Fukushima ci sono 350 serbatoi (sui mille presenti) identici a quelli che perdono, è intuibile che il problema assumerà presto ben altra una gravità. Nel frattempo la Tepco pensa di ridurre la quantà di acqua quotidianamente immessa per tenere freddi il nocciolo dei reattori fusi. E’ un tentativo di ridure la quantitò di acqua da trattare ma espone al rischio di una criticità della massa di combustibile fuso, che va assolutamente tenuto freddo.
Dulcis in fundo,  entro il 15 settembre il Giappone tornerà, dopo 14 mesi, nuovamente senza reattori nucleari attivi. La Kanzai electric chiuderà infatti oggi il reattore 3 della centrale di Oi e il 15 settembre farà lo stesso con il numero 4. Normale manutenzione, dicono. Ma conoscendo l’industria nucleare giapponese, è lecito qualche dubbio. e comunque, il Giappone _ industrie, servizi, abitazioni _ funzionerà senza nucleare. Allora è possibile, e a premere per l’atomo sono solo gli interessi della lobby elettronucleare e il premier Abe che_ in un paese con una forte industra nucleare _ vuole tentare di vendere centrali all’estero. E pazienza quel che è successo.