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L’America spia et impera. Davanti all’invasività dei servizi statunitensi la (sempre più vecchia) Europa si divide. L’impatto mediatico è stato devastante e Germania e Francia sono davvero irritate con l’America, ma il Consiglio Europeo, come al solito, è assolutamente incapace di assumere una decisione forte e partorisce il proverbiale topolino rigettando senza neppure discuterla la richiesta dell’Europarlamento — quella sì, forte — di bloccare per ritorsione le trattative per l’accordo di libero scambio tra gli Usa e i 28.

La sola posizione veramente incisiva è quella della Germania che da un lato si allea alla Francia nel chiedere sullo spionaggio elettronico regole chiare all’amministrazione Obama e dall’altra annuncia l’intenzione di associarsi al Brasile per lavorare a un progetto di risoluzione dell’Assemblea generale dell’Onu contro l’intrusione dei servizi segreti stranieri nelle comunicazioni di paesi sovrani. I diplomatici tedeschi e brasiliani, assieme a quelli di alcuni paesi latinoamericani ed europei, si sono già visti a New York per lavorare a un testo.

Si vedrà a cosa porterà questo tentativo. Di certo ieri da Bruxelles è venuto ben poco. La due giorni del Consiglio non produce una posizione comune sul Datagate e neppure una critica aperta, limitandosi a una semplice «presa d’atto dell’intenzione della Francia e della Germania di cercare colloqui bilaterali con gli Stati Uniti con l’obiettivo di trovare entro la fine dell’anno un accordo sulle reciproche relazioni in quel campo». Presa d’atto, condivisione di molti, ma non adesione di tutti, che è semmai rimessa a decisioni individuali (come potrebbe fare il Belgio e forse la Spagna che ha convocato l’ambasciatore americano dover aver appreso che anche i suoi leader sono stati spiati).

NELLA DICHIARAZIONE che entra come appendice nel documento finale del vertice i leader sottolineano «la stretta relazione tra l’Europa e gli Stati Uniti e il valore di tale partenariato» e «esprimono la convinzione che il partenariato debba essere basato sul rispetto e la fiducia». Per evitare il dissenso inglese, e non solo, ci si arrampica sugli specchi e si usa un linguaggio felpato. «Abbiamo discusso — scrivono i 28 leader — i recenti sviluppi in materia di possibili problemi di intelligence e le preoccupazioni profonde che questi eventi hanno suscitato tra i cittadini europei» e osservano che «visto che la raccolta informazioni è essenziale nella lotta al terrorismo, questa mancanza di fiducia potrebbe pregiudicare la necessaria cooperazione nel campo della raccolta di informazioni».

Come dire, meno di un buffetto sulla guancia. L’opposto di quel che afferma il premier Enrico Letta che ieri ha detto di non sapere se è stato intercettato e nel commentare la decisione del Consiglio ha sottolineato «la posizione unitaria molto netta, molto forte, del Consiglio, che non è una posizione che vuole creare antagonismo ma trovare soluzioni». Soprattutto, non creare antagonismo con l’America. Perchè la posizione prevalente in Europa è barattare ancora una volta la privacy (e la protezione dei segreti industriali e commerciali delle proprie aziende) sull’altare di  una alleanza non tra pari, stavolta non solo con fini ideologici ma con un obiettivo preciso:  un accordo per una mega area di libero scambio _ il TTIP, Transatlantic Trade and Investment Partnership, che secondo uno studio dell’Unione Europea potrebbe accrescere l’output europeo di 119 miliardi di euro l’anno e quello americano di 95 miliardi _ che ridia ossigeno all’economia stremata dalla crisi.  Ecco perchè l’Europa strepita ma non morde.

Alessandro Farruggia