radioactivite_7911_w160«Il sistema era lo stesso, dalla Sicilia alla Campania. E anche in Calabria era identico. E che poteva importargli a loro se la gente moriva o non moriva? L’importante era il business. So per esperienza che fino al 1992 il Sud, fino alle Puglie, era infettato da rifiuti tossici provenienti da tutta l’Europa, e non solo dall’Italia». Era il 7 ottobre del 1997 quando Carmine Schiavone, pentito di Camorra e parente del superboss di casalesi, Francesco Schiavone detto Sandokan, parlò davanti alla Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti.

La sua audizione fu secretata e solo adesso la presidente della Camera, su richiesta unanime della Commissione Ambiente, ha tolto il segreto. Ha suscitare scalpore sono state le previsioni di Schiavone sugli effetti sanitari dei rifiuti tossici e anche nucleari scaricati nella cave e nei terreni, che inquinavano i campi e le falde: «Gli abitanti di quei paesi rischiano tutti i morire di cancro entro vent’anni. Non credo che si salveranno: gli abitanti di paesi come Casapesenna, Casal di Principe, Castelvolturno avranno forse vent’anni di vita». E infatti. 

 Ma quello che dovrebbe preoccupare altrettanto è il fatto che la questione dei rifiuti tossici smaltiti illegalmente non era solo un problema della “terra dei fuochi”: «Oltre al casertano —ha detto Schiavone — arrivavamo alla provincia di Latina, al Molise, al beneventano, al salernitano. Fino in Puglia». Forse l’aver secretato la deposizione è una scelta per nascondere la polvere sotto il tappeto?  «Secretarla — replica Massimo Scalia, all’epoca presidente della Commisione d’inchiesta — era un atto dovuto perchè avevamo gli stessi poteri della magistratura. Ma del rischio  parlammo con le popolazioni, che furono informate e mi spiace dire che per anni non hanno reagito come sta accadendo oggi. E comunque abbiamo   fatto sì che l’area tra Caserta e Napoli fosse inserita tra le 17 aree di interesse nazionale per le bonifiche. E se i vari governi che si sono succeduti purtroppo non le hanno fatte, non è colpa nostra». «Schiavone — conferma il presidente della commissione ambiente, Ermete Realacci (Pd) — ha solo detto quel che Legambiente denunciava dal 1994. La secretazione fu giusta al momento, molto meno che lo sia rimasta sino ad adesso. Ma il problema è un altro, fare le bonifiche. Per questo in commissione ambiente è stata presentata una risoluzione che chiede di usare i beni sequestrati ai boss proprio per questo».

E lavoro ce ne sarebbe tanto. «Ci sono – disse Schiavone — le mille tonnellate di rifiuti dell’Acna di Cengio scaricate a Pianura, i fusti tossici caricati a Villaricca durante il cui trasporto un autista rimase cieco. I bidoni di toluene portati da fabbriche della zona di Arezzo. C’è tanta roba. Milioni di tonnellate. Avevamo 70-80 camion. Caricavamo a Santa Croce, a Milano, a Massa Carrara, a La Spezia, a Genova.  C’erano anche rifiuti radioattivi che venivano dalla Germania in cassette di piombo di 50 centimetri. Se ne dovrebbero trovare in un terreno vicino alla superstrada, a Casal di Principe,  sul quale oggi ci sono i bufali e sul quale non cresce più l’erba. E poi nella zona di Parete, e a Casapesenna…”.

Volendo si potrebbe andare oltre il lavoro pur lodevole delle procure e tentare una bonifica delle aree interessate. Certo, ci vorrebbero molte risorse, ma è possibile che i fondi si trovino per operazioni di dubbia utilità (le opere del G8 alla Maddalena o per i mondiali di nuoto ne sono un fulgido, recente esempio) e non per la messa in sicurezza dai dissesti idrogeologici o per la bonifica delle aree inquinate? Piani del genere darebbero molto lavoro e risolverebbero problemi ambientali pluridecennali, migliorando la qualità della vita e la sicurezza di milioni di persone. Ma non sono grandi opere, appalti visibili e che finiscono in poche mani di un ristretto club, e quindi  non si faranno se non a spizzichi e mozzichi.  E’ anche per questo _ per le logiche vecchie che lo imbrigliano e lo coprono come un sudario _ che il nostro Paese è avviato a non arrestare il suo lento declino. O cambiamo registro o sarà tutto come è sempre stato.