Dealey1

Una staccionata di legno sopra una collinetta erbosa. La finestra al sesto piano del vecchio deposito di libri scolastici dello stato del Texas. Il sotterraneo di una stazione di polizia, la stanza delle emergenze numero uno del Parkland hospital. E’ qui che è andata di scena la tragica fine di John Fitzgerald Kennedy, e i tragici eventi che ne sono seguiti.  Cinquanta anni dopo, gli echi  degli spari ancora risuonano a Delaney Square. Chiunque abbia ucciso Jfk, di sicuro non è andata come ci hanno raccontato. La scena del delitto, ancora oggi, parla. E ancora oggi palano le immagini girate dal cineamatore Abraham Zapruder: 26 secondi, 486 fotogrammi che raccontano in super 8 il momento nel quale l’America ha perso la sua innocenza.

Visto dalla finestra dalla quale avrebbe sparato il presunto assassino Lee Oswald, sembra tutto cosi’ dannatamente facile. L’ultima finestra a destra del penultimo piano del Texas Book Depository è affacciata su Delaney Square. Il nido del cecchino, come fu chiamato, era protetto alle spalle da una pila di scatoloni di libri ed era abbastanza alto da non mostrarsi a chi stava in piazza: solo all’ultimo momento sarebbe stato necessario far uscire la canna del fucile e fare fuoco. E non era certo  un colpo impossibile.

Il punto di Elm Street _ la strada che taglia trasversalmente Delaney Square _ nel quale Jfk fu raggiunto dal primo dei colpi di fucile è a una sessantina di metri. Per un buon tiratore dotato di fucile con mirino di precisione c’era tutto il tempo per seguire il corteo presidenziale svoltare da da Huston Street, prendere on calma la mira e fare fuoco. Qui all’epoca lavorava Oswald, che era stato un tiratore scelto nei Marines e che aveva una fama, invero assai dubbia, di comunista filocubano con tanto di defezione verso l’Unione Sovietica prontamente rientrata (e dopo la quale aveva curiosamente ottenuto un posto di lavoro in una societa’ che processava le segretissime foto raccolte dagli aerei spia U2). E Oswald è ufficialmente l’assassino.

Ma la verita’ ufficiale cozza con molte altre verita’. Dei 277 testimoni identificati, 107 hanno espresso una opinione sul  punto di provenienza degli spari e ben 77 di loro hanno detto che almeno un colpo, se non due, sono stati sparati dal “grassy knoll”, un anonimo declivio erboso che tuttora si apre a piazza Delaney sulla destra del percorso corteo presidenziale ed è riverito come una icona da chi crede nel complotto. “Un colpo, l’ultimo _ racconta ancora oggi Bill Newman, 72 anni, che con la moglie Gayle e i due figli piccoli di trovava lungo Elm street, a dieci metri dalla limousine di Jfk, al momento cruciale, ed è stato immortalato in decine di fotografie steso a terra dopo i primi due colpi _ è sicuramente venuto dalle nostre spalle, dal grassy knoll. Ricordo ancora di aver visto l’impatto sulla testa del presidente, il suo cranio aprirsi. E’ stato orribile”. Altri come James Tague, oggi 77 anni, che fu ferito al volto dalla scheggia di un colpo che mancò la limousine, vanno oltre: “Due colpi, il primo e l’ultimo, venivano da destra”.

Dal grassy knoll, da quella staccionata ancora esistente dalla quale l’allora ventiduenne soldato Goldon Arnold fu allontanato da un presunto agente del Secret Service (ma naturalmente nessun agent del Secret Service risultava in servizio in quella piazza) che mostrandogli un distintivo gli disse “non voglio nessuno qua dietro”. Quella staccionata bianca a 30 metri dalla limousine, dietro la quale altri testimoni _ Lee Bowers, Howard Brennan, Ceryl Mc Kinnon, Amos Evins, Sam Holland _ negli attimi attorno al delitto videro due uomini, e alcuni anche uno sbuffo di fumo o un bagliore. “Dalle ferite che ho visto _ dice tuttora il dottor Robert Mc Lelland, 83 anni, uno dei medici che cercò di salvare Kennedy _ non c’è dubbio che c’è stato un secondo sparatore”. E se oltre che dalla finestra al sesto piano si sparò anche dal grassy knoll questo significa che fu complotto e non l’azione di un pazzo isolato. Resta la giunga la piste, ma anche la convinzione che complotto fu.

E del resto, come non potrebbe visto quello che accadde a Lee Oswald il giorno dopo nel sotterraneo della “centrale” della Dallas Police, ammazzato dal criminale di mezza tacca Jack Ruby, uomo legato alla mafia di New Orleans, quindi a Carlos Marcello, che grazie alle sue aderenze tra i poliziotti locali fu fatto entrare da una porta laterale e freddò Oswald con un colpo di revolver in diretta tv, facendolo tacere per sempre. Morto e sepolto come presto sarebbe stato Ruby e decine di altri testimoni

In questa storia dalle mille verita‘, con un boss (Carlos Marcello, intercettato nel 1987 dall’Fbi grazie ad una microspia messa nella sua cella da un detenuto doppiogiochista) e uno sparatore (James Files, che sostiene di aver fatto fuoco da grassy knoll) rei confessi ai quali curiosamente nessuno da troppo credito, nella quale il mistero giova a tutti coloro che hanno panni sporchi, dieci verita’ significano nessuna verita’  e Dallas può continuare a coltivare il mito, che le macchio con infamia l’immagine ma che oggi _ tra museo al settimo piano dell’ex Book Repository, un fiorire di gadget e libri e turisti in arrivo per le ricche celebrazioni _ è un mistero che frutta dollari. Siamo in America, dopotutto.