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Gli eventi climatici estremi non aumenteranno, SONO GIA aumentati, almeno in Europa, America settentrionale e centrale. A dirlo e’ stato a suo tempo il quarto rapporto dell’Ipcc (2007), poi il rapporto Srex dell’Ipcc (2012), infine il quinto rapporto (AR5) dell’Ipcc (2013) che nel lavoro del Wg1, capitolo 2.6.1, afferma che “e’ cambiato il trend regionale delle precipitazioni estreme. In Nordamerica, Centroamerica ed Europa e’ probabile che sia gia’ avvenuto un aumento nella frequenza o nell’intensita’ delle forti precipitazioni. In Europa e nel Mediterraneo la maggior parte dell’aumento e’ in inverno”. Sempre in Europa il periodo di ritorno degli eventi piu forti “si e’ ridotto del 21%”.

E non e’ un fenomeno transitorio. “Dal 1950 – prosegue l’Ipcc – e’ probabile che ci sia stato un aumento nel numero di precipitazioni estreme, sebbene con forti differenze regionali” tra l’altro con uno spostamento verso nord dei cicloni extratropicali. Quanto al futuro, AR5 prevede “un aumento delle precipitazioni alle medie e alte latitudini, uno spostamento verso le latitudini piu alte dei cicloni extratropicali e un aumento della loro intensita’”. Come dir che quello che vediamo e’ solo l’antipasto di un pranzo assai indigesto e dannatamente costoso.

Basta e avanza per darsi una mossa. Specialmente in un paese nel quale ben 6633 comuni (cioe’ l’81,9%) sono parzialmente o totalmente a rischio idrogeologico. E’ una autentica emergenza nazionale. Ma le priorita’ della politica sono altre. Il fatalismo prevale, retto dalla convinzione che fare prevenzione non paghi elettoralmente. A riprova che l’ignavia della nostra classe politica e’ solida basti il fatto che la Legge di Stabilita’ in discussione in Parlamento stanzia per interventi di riduzione del dissesto idrogeologico la miseria di 30 milioni per il 2014, 50 per il 2015 e 100 nel 2016. In tre anni 180 milioni sono il nulla, a fronte si interventi assolutamente urgenti per 11 miliardi e di interventi necessari per 44. Come dire che servono 3 miliardi all’anno per 15 anni e si stanziano solo spiccioli.

Di un piano straordinario contro i dissesti idrogeologici si parla dal 1970, quando la commissione De Marchi stimo’ in 9.700 miliardi di lire dell’epoca il fabbisogno necessario. Da allora fiumi di parole sono stati spesi, e praticamente nulla e’ successo. Si e’ continuato a contare i morti, a pagare il conto dei danni, a cementificare come se nulla fosse.

Questo Parlamento, se non vuole essere complice di una strage continuata ai danni dell’ambiente e degli almeno 5.9 milioni di persone che vivono ad alto rischio dovrebbe darsi una mossa e imporre nella legge di stabilita’ come minimo quello stanziamento di 500 milioni di euro annui chiesto dalla commissione Ambiente della Camera, affiancandolo ad una deroga al patto di stabilita’ per quanto riguarda gli interventi contro il dissesto idrogeologico, in modo da consentire agli enti locali di spendere le risorse in loro possesso, ma tuttora congelate. E lavorare affinche i prossimi fondi strutturali sino prioritariamente dedicati a questo capitolo di spesa.

Tutto il resto sono chiacchiere.