Prodi c’è. Ed è  la vendetta del Porcellum (parafrasando l’Unità) a portarlo alle urne per le primarie dopo l’annunciato gran rifiuto. Ci voleva il rischio mortale di seppellire il bipolarismo sotto palate di voti proporzionali a spingere il Professore a votare alle primarie di quel partito, il suo partito, che l’ha illuso una notte candidandolo al Colle per poi impallinarlo impunemente al mattino. Ma «la drammatica situazione» (la definizione è sua) che si è aperta, l’ha spinto a ritornare sui suoi passi. Onore al suo senso di responsabilità, più forte dell’orgoglio.

«I rischi aperti dalla sentenza della Corte Costituzionale — ha scritto in una nota Romano Prodi — mi obbligano a ripensare a decisioni prese in precedenza. Le primarie del Pd assumono oggi un valore nuovo. Nella situazione che si è venuta determinare è infatti necessario difendere a ogni costo il bipolarismo. E, pur con tutti i limiti, il Pd resta l’unico strumento di democrazia partecipata di cui abbiamo tanto bisogno: e così domenica mi metterò in coda per votare». E’ di tutto il Pd l’auspicio che ci sia un effetto trascinamento. Ma su questo i sondaggisti hanno opinioni diverse. Chi dice nì, chi no. «Certamente porterà più elettori, ma forse non tantissimi» osserva Renato Mannhaimer. «Non credo che Prodi possa fare da volano» sostiene invece Nicola Piepoli.

Le cifre magiche sono un milione e mezzo e due milioni. Sotto un milione e mezzo sarà, come dice Pippo Civati «un disastro». «Una sconfitta non solo per me, ma per il Pd» concorda Renzi. Se votano più di due milioni sarà invece un risultato positivo, visti i chiari di luna. «Saremo più di due milioni» assicura Gianni Cuperlo. «Voterà meno gente, ma l’obiettivo dei due milioni è possibile» amette Renzi. Forse.

Certo, a parte i 3 milioni e 110 mila del primo turno delle primarie del 2012, rispetto ai 2 milioni e 802 mila del secondo turno — più significative per un confronto perchè la sfida era tutta tra democratici — con due milioni il Pd sarebbe sotto quasi del 30% rispetto appena a un anno fa. Per dirla con una delle canzoni più note di Luciano Ligabue (uno che alle primarie ha fatto sapere che non andrà), “chi si accontenta gode/così così”. Ecco perchè il Prodi al voto se riporterà un minimo di convinzione nei suoi elettori potenziali, trascinandoli alle urne, sarà prezioso per il Pd e per il bipolarismo. “Anche io  non ho mai fatto istero della mia profonda insoddisfazione del Pd attuale dal progetto dell’Ulivo _ ha detto Arturo Parsi al Foglio _ ma ci sono momenti nei quali bisogna ricordarsi che c’è il male ma anche il peggio”. La palude proporzionale, che farebbe affondare il Paese nella melma.

Ma in gioco c’è anche una battaglia  tra innovazione e conservazione. Tra il rinnovamento diversamente declinato ma reale di Renzi e Civati, che potrerebbe il Pd oltre gli steccati novecenteschi, e la conservazione dello status quo dei baroni del partito che fu, rappresentato dal volto rispettabile di Gianni Cuperlo. Gli elettri delle primarie avranno quindi due obiettivi di prima grandezza. Domenica sera sapremo se e come il popolo democrat avrà deciso cosa fare da grande. Se far vincere la sfiducia abbandonando il partito a se stesso dopo un anno di errori francamente disastrosi o tentare di cambiarlo, così da usarlo per avere un paese (magari solo un pò) diverso.