La "Cape Ray"

La “Cape Ray”

L’ARSENALE chimico siriano (finalmente) in via di distruzione transiterà da un porto italiano per essere trasbodato su una nave americana dovve avverrà la neutralizzazione dei gas.  Il trasbordo si poteva evitare imbarcando subito sulla nave di smaltimento finale i 150 container nel porto siriano di Latakia. Ogni trasferimento aumenta i rischi, e vista la natura del materiale questo non è certo un bene. Ma i russi, che hanno avuto un ruolo essenziale nell’accordo che ha evitato l’attacco americano, si sono opposti. la geopolitica ha prevalso sulla sicurezza.

Da buona amica dell’America, l’Italia ha subito dato la sua disponibilità. Ma ora si apre un problema di trasparenza, che fa rima con sicurezza. Occorre sapere per tempo dove avverrà il trasbordo. Fonti qualificate indicano come probabile Gaeta, dove si trova una base della marina americana, anche se la Farnesina ritiene che sia trappo vicino ad una città e preme per opzioni diverse “in un porto non militare”.  Magari Gioia Tauro. Magari Oristano in Sardegna, magari Augusta in Sicilia.

Il ministro degli Esteri Emma Bonino oggi ha spiegato che ancora nulla è deciso e la scelta sara’ fatta dall’Opac sulla base di tre elementi: “Il pescaggio, la capienza del porto e la lontananza o la vicinanza da centri abitati. In ogni caso Opac ha confermato la disponibilita’ ad esporre le modalita’ tecniche dell’operazione al Parlamento italiano, alla ripresa delle attivita’ a gennaio”. Bene la trasparenza, ma serve che sia una trasparenza anticipata: il porto di destinazione va comunicato per tempo e non a scatola chiusa. L’Italia deve potersi opporre a una scelta sbagliata.

Che l’arsenale trasisiterà dall’Italia era stato confermato ieri dal primo ministro croato Zoran Milanovic, confermando quanto annunciato il 12 dicembre in Parlamento dal ministro degli Esteri Emma Bonino. Il ministro degli Esteri italiano precisò che che il nostro Paese «ha dato disponibilità di massima all’uso di un porto per il trasbordo», ma precisò che comunque «il materiale non toccherà il territorio italiano». E infatti non toccherà terra, ci andrà solo molto vicino. In condizioni normali il trasbordo dovrebbe avvenire in sicurezza, ma in caso di mare grosso l’operazione potrebbe essere più complicata, non potendosi escludere al 100% il rischio limite di un possibile rovesciamento di uno dei container, con rottura dei contenitori, fuoriscita di gas e possibile contaminazione esterna. Una eventualità improbabile, ma la storia è piena di eventi improbabili che infaustamente accadono.

L’ORGANIZZAZIONE per la proibizione delle armi chimiche, che si sta occupando dello smantellamento dell’arsenale di Assad approverà e renderà noti domani i dettagli del piano di smantellamento. Secondo l’accordo preliminare tutte le armi chimiche più pericolose dovevano essere avviata a distruzione fuori dalla Siria entro il 31 dicembre e le restanti entro 5 febbraio 2014, ma è probabile uno slittamento al 31 marzo-30 giugno.

IL MATERIALE sarà preso in carico nel porto siriano  di Latakia da due navi da trasporto messe a disposizione da Norvegia e Danimarca (Taiko e Ark Futura), scortate dalla fregata norvegese Helge Ingstadt, che avrà a bordo un nucleo di forze speciali Marinejegerkommandoen  e dalla fregata danese HDSM Esbern Snare. Il convoglio porterà il carico (circa 1.000 tonnellate) sino a «un porto nel Mediterraneo» dove varrà effettuato il trasbordo sulla unità della Us Navy Cape Ray, una nave da trasporto Ro-Ro (con portellone posteriore, come i traghetti) sulla quale in 45-90 giorni di lavoro, in alto mare (probabilmente nell’Atlantico), avverrà la distruzione utilizzando un sistema Field Deployable Hydrolisys Sistem. La destinazione del convoglio, secondo indiscrezioni,  sarebbe «un porto di servizio della base navale americana di Napoli». Tradotto, si tratterebbe del porto di Gaeta, che ospita una base della Us Navy e nel quale è stazionata la Uss Mout Whithney, nave comando della Sesta Flotta. La Mount Whitney  ha quasi la stessa lunghezza della Cape Ray, 189 metri contro 197, e soprattutto quasi lo stesso pescaggio: 9 metri la Mout Whitney, 9 metri e mezzo la Cape Ray. Molti indizi portano a Gaeta. E’ così?

POSSIBILE, NON CERTO. Di sicuro, dove entra la Mout Whitney, può entrare la Cape Cay. Il pescaggio è un fattore chiave, e anche la Taiko, una delle due unità che effettueranno il trasporto da Latakia, ha un pescaggio di 9 metri e 75. Compatibile quindi. «Per effettuare carico e scarico —dice una fonte qualificata — serviranno 2 giorni». Che a Gaeta o ovunque avverrà il trasbordo, trascorreranno incrociando le dita. Scegliere bene e per tempo il porto sarà la precondizione che l’operazione avvenga senza problemi.