AfghaLa caduta della città settentrionale afghana di Kunduz _ primo capoluogo di provincia afghano ad essere tornato nelle mani dei talebani dal 2001 _ è un campanello d’allarme per il traballante governo Ghani/Abdullah e ma anche per noi, andati in Afghanistan per riportarlo alla civiltà, si disse, dopo gli anni bui e orribili del medioevo talebano. Ed  è la dimostrazione che in Afghanistan non si impara nulla dalle fallimentari politiche del passato. Il fatto che oggi le forze regolari afghane siano riuscite _ grazie anche all’auto degli strike degli aerei della Nato e dell’uso di forze speciali americane _ a riprendere il controllo di gran parte della città facendo un alto numero di vittime tra gli afghani (le cifre ufficiali parlano di 300, tra cui molti foreign fighters, ma il numero pare diciamo ottimistico) non deve trarre in inganno. E non sposta i termini della questione.

Come ha detto il mullah Akthar Mansur in una intervista telefonica all’Associated Press “l’occupazione anche per tre soli giorni di Kundfuz ha il sapore di una vittoria simbolica. La gente diceva che eravamo ormai un piccola realtà con un leader non scelto e invece siamo riusciti a prendere Kunduz. E ce ne saranno altre di Kunduz. Vogliamo colpire questo governo sempre più forte”. Intendiamoci, il mullah Mansur è e resta un tagliagole, e come sempre hanno fatto i talebani fa propaganda. All’AP giura che una volta entrati i città i suoi avrebbero avuto “la massima cura nel causare il minimo di vittime civili”, ma fonti governative e soprattutto Amnesty International parlano di una caccia all’uomo con uccisioni indiscriminate, stupri e rapimenti”. Ma su una cosa ha ragione: i talebani, dati per l’ennesima volta sul viale del tramonto dopo la morte del mullah Omar e le spaccauture che hanno diviso il movimento, sono tornati. E non a caso.

La colpa è del sistema di potere afghano, corrotto e fazioso, e del debolissimo governo afghano, che per far fronte al ritorno dei talebani in alcune province, come quella di Kunduz, hanno avuto la bella idea di far rinascere – a Kundur da aprile/maggio – le milizie dei signori o signorotti della guerra. Non l’Afgan local police, la forza che fu pensata alcuni anni fa e che avrebbe dovuto spalleggiare la polizia regolare, ma vere e proprie milizie. Cioè il cancro che ha corroso l’Afghanistan, e che ha portato al successo i talebani dopo una devastante guerra civile al termine della quale in molti hanno preferito “ordine e sharia” ai signori della guerra. Pagati dal governo solo quando c’erano operazioni in corso, i miliziani hanno pensato bene di estorcere soldi alla popolazione e chiedere nei villaggi un figlio a famiglia “per combattere i talebani”. Cioè raccogliere tasse e coscritti, quello che i talebani fanno da anni, spesso con meno protervia e violenza di loro.

Storie come quella di Mohammad Miakil, racconta a Irin news, sono esemplari. “Sono venuti in 30, arnati di kalashnikov e mi hanno detto di dargli 120 mila afghani (1000 sollari) e tre tonnellate di grano per la loro milizia. Mi hanno dato due ore di tempo,poi sarebbero tornati e se non avessi rispettato l’ordine avrebbero bruciato la casa e ucciso la mia famiglia”. Miakil è fugguti a Kabul, altri, non a caso, hanno guardato ai talebani. Che non si sono fatti scappare l’occasione, uccidendo alcuni capi milizia come un tal Quaderaak che taglieggiava gli abitanti (50 dollari a testa di “tassa sulla sicurezza”) del villaggio di Chat Tut, sempre a Khanabad. E dove è Khanabad? A 24 chilometri da Kunduz. Questo spiega perchè i talebani, come conferma il presidente del consiglio provinciale Mohammed Yusf Ayubi, da un anno avanzano, hanno già tentato una volta di conquistare i capoluogo e ora che controllano il 70% del territorio della provincia hanno potuto prendere Kunduz stessa e  tenerla per tre giorni. Semplice.

Le notizie che giungono in queste ore dal nord dell’Afghanistan _ i talebani hanno conquistato 4 distretti in 48 ore (Warduju nel Badakshan, Khawaja Ghar in Takhar, Tala Wa Befak in Baghlan e Qala Zai a Kunduz, mentre si combatte duramente a Zar Jab nella provincia di Jawzian) confermano un trend. I talebani sono tornati. Anzi, dal 2005/2006 nel Sud e nell’Est e nel Nord dal 2008/ 2009 non se ne sono mai andati. E a favorirli sono da un lato l’insipienza dell’Occidente _ che dopo averli cacciati per anni si è disinteressato dell’Afghanistan, impiegando prima poche risorse e poi molte ma spesso nel modo peggiore, e poi l’ha lasciato quasi a se stesso _ e quella dell’estabilishment e del governo afghano, che perseverano in lotte di potere, rivalità etniche, ruberie praticamente sistematiche e politiche dissennate, provate errate. Continuando così anche un evento per lunghi anni improbabile come la vittoria dei talebani, diventa possibile. Incapace di combatterli non solo militarmente ma soprattutto offrendo una alternativa di sviluppo e di progetto politico-sociale, l’estabilishment afghano rischia di avere una speranza di neutralizzarli forse solo includendoli nel governo, e “corrompendoli”. Ben triste.