DUNQUE RIMETTIAMO un po’ in ordine la vicenda: ieri Milano ha detto no al Dalai Lama negandogli la cittadinanza onoraria (in precedenza promessa) perché l’atto sarebbe stato interpretato – ha spiegato il sindaco Giuliano Pisapia (eletto lo scorso anno con i voti del centro sinistra) – come “un segnale di inimicizia verso il popolo cinese”. L’Expo, il milione di visitatori cinesi attesi e i 50 milioni di investimento per il padiglione hanno avuto il sopravvento sul desiderio di manifestare la nostra vicinanza e solidarietà al popolo tibetano.

Dario Fo, premio Nobel per la letteratura e esponente di spicco della sinistra, pur esprimendo la necessità di riconoscere ad un uomo carismatico che vive in esilio tutta la solidarietà necessaria, non ha mancato di far sentire al sindaco la sua vicinanza di fronte ad una decisione difficile ma comprensibile alla vigilia dell’Expo. “Comprendo – ha detto –  le ragioni degli attuali amministratori, persone civile e oneste, costrette a mandar giù un rospo per il bene della città”.

Beppe Grillo, che, malgrado i sondaggi, in politica non c’è ancora (e probabilmente non ci sarà neppure dopo) si è lanciato a capofitto e non ha risparmiato bordate: “Il Comune di Milano, una volta capitale morale, in seguito Milano da bere, e oggi senza neppure una qualunque identità, ha rifiutato la cittadinanza onoraria al Dalai Lama. Per ragioni di bottega gli è stata negata con il solito teatrino all’italiana e la nuova maschera lombarda a far la figura di m.: il facondo Pisapippa, una via di mezzo tra Balanzone e Arlecchino, il ‘vorrei ma non posso’ di piazza della Scala, il dimissionario dall’Expo, ma anche no. La Cina, oltre ad aver occupato il Tibet, ha occupato anche Palazzo Marino. I neo maoisti meneghini hanno bocciato la cittadinanza a Tenzin Gyatso in nome dei danè”. E via di questo passo fra parolacce e insulti….

Domanda: Pisapia, Fo e Grillo: chi rappresenta la sinistra?

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