Sono pienamente d’accordo con la Cassazione. Oltretutto insultare qualcuno, omettendo il nome ma facendo di tutto perché si capisca di chi si parla, magari su di una bacheca dove l’interessato non può vedere è un gesto di una vigliaccheria senza senso.
MartinaMovilia, da ilgiorno.it
Io non sento lesa la mia libertà, se mi dicono che non posso offendere o diffamare. Mi sembra già ovvio. Si chiama educazione.
Fidel, da ilgiorno.it

DUNQUE, la Cassazione ha detto che se dovete sfogarvi contro chicchessia non dovete farlo su Facebook. Perché potreste incappare in una condanna per diffamazione aggravata. L’aspetto più interessante della sentenza è che si riapre la diatriba non solo sui social network, ma soprattutto sui blog, i forum e tutti quegli spazi virtuali dove è possibile riversare i propri pensieri senza filtri. Questi strumenti devono essere considerati alla stregua di testate giornalistiche e, quindi, chi tramite essi diffama va perseguito, o è giusto godano di maggiori spazi di libertà? Indipendentemente dalla Cassazione una cosa comunque deve essere chiara: il linguaggio, anche su mezzi che in qualche modo possono mantenere l’anonimato, deve essere sempre contenuto e non volgare. Anche perché la libertà di un individuo finisce lì dove inizia quella dell’altro.
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