UN SELFIE e un sorriso per difendere la laicità. Moltissime donne hanno inondato Twitter di foto sorridenti per rispondere al vicepremier Bulent Arinç: «La donna sa ciò che è peccaminoso e non deve ridere in pubblico». Le signore non sono state a guardare. E in poche ore sul social sono state postate 300mila selfie con gli hashtag #kahkaha (sorriso) e #direnkahkha (ridere e resistere). Brave, complimenti.
Luisa Santarelli, Milano

NON SOLO SELFIE, ma anche tante tante prese di posizioni indignate. E allora nel nostro piccolo rivolgiamo anche noi un segnale al vice premier Bulent Arinç. Noi che, dopo il suo exploit, ci siamo provvisoriamente autoassegnati la cittadinanza turca pur non avendo mai messo piede in Turchia. Ma si rende conto, il vice premier, della paradossalità di quanto sostenuto? Perché le donne devono essere caste e musone e gli uomini possono ridere, sorridere e sganasciarsi? Bene fanno le elettrici turche a seppellire il governo e i suoi rappresentanti sotto una montagna di sorrisi. Il tam tam è uscito da Ankara e il mondo intero ha iniziato a postare foto di donne felici. Una resistenza ironica, contro un oscurantismo da salto all’indietro nel tempo, naturalmente focalizzato sulle donne. Sorridere per riscattarsi, ridere per non sentirsi sole e soprattutto per dire no al conservatorismo. Buon giorno, dunque, alle donne turche: siamo con loro #kahkaha («ridere») and #direnkahkaha («resistere e ridere»).
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