Roma come Amsterdam, anche nella Capitale si sperimenterà lo zoning, aree dove la prostituzione su strada potrà essere esercitata sotto il discreto controllo della polizia e dei servizi sociali del Comune. Sembrava una delle tante provocazioni del sindaco Marino e invece dal 2015 si parte con la sperimentazione. Saranno contenti tutti coloro che nel passato hanno sostenuto che questo fosse l’unico modo per regolamentare il fenomeno.
Angelo Andenna, Milano

RECINTARE il “male”, renderlo invisibile senza sradicarlo, nel rispetto del comune senso del pudore e delle convenzioni borghesi: sembra un po’ questo l’obiettivo che si vuol centrare. Ma davvero lo “zoning” può contrastare il racket spietato delle bande dell’est? Quando si parla di prostituzione a preoccupare di più le forze dell’ordine sono la tratta, la riduzione in schiavitù, l’immigrazione clandestina. Il problema riguarda soprattutto le donne straniere e di colore che provengono dal Niger, spesso vendute dalla famiglia a loro insaputa. La maggior parte delle prostitute straniere sono rumene, per loro raggiungere l’Italia non è un problema, fanno parte della comunità europea. Ad attenderle c’è sempre una rete di sfruttatori le cui regole sono tra le più dure e spietate. Molte zone della Capitale (ma non solo) sono ormai teatro di oscenità e violenza: ma aprire zone di tolleranza significa arrendersi alla criminalità e al degrado o «liberare» i cittadini di interi quartieri?
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