Qualche mese fa, con il solito (inutile?) entusiasmo il governo Renzi aveva annunciato l’abolizione delle Province con conseguente risparmio per i contribuenti italiani che non avrebbero più mantenuto una classe politico-amministrativa incapace, quando non «ladra». A distanza di qualche tempo non si sa più che fine abbia fatto questa rivoluzione e ci rimane il dubbio che nel nostro Paese cambia tutto perché tutto rimanga come sempre.

Marco Antonelli, Milano 

C OMPRENSIBILI le perplessità del lettore: i tanto detestati enti non sono spariti come annunciato dal premier e neppure (e d’altronde non poteva che essere così) ne sono state abolite le funzioni. D’altro canto, in capo alle Province c’era (ci sono) alcuni servizi essenziali per i cittadini come la gestione delle strade e delle scuole e la conservazione del territorio. Rispetto al passato, i vertici di questi enti intermedi non sono più elettivi e questo ha indubbiamente comportato un risparmio per le nostre tasche in termini di stipendi e vitalizi. A ciò si aggiungano anche i costi per effettuare le elezioni, in totale un risparmio calcolato dagli esperti di oltre 160milioni. Ma rimangono nei bilanci i costi dei dipendenti che, qualora non abbiano raggiunto l’età della pensione, debbono essere collocati in altri posti e soprattutto rimane la sensazione, poco gradevole, che questi nuovi enti non rispondano alle esigenze di tutti noi. Che avremmo voluto risparmiare sì, ma avere anche servizi migliori.

[email protected]