Noi e la moneta unica. Quando accadrà il patatrac non servirà piangere: bisognerà reagire, nel senso che ciascun Paese dell’Ue dovrà arrangiarsi. Siamo alla vigilia del terremoto eppure non abbiamo paura: confidiamo nello stellone protettivo, pensiamo che ce la caveremo. Vabbè, aspettiamo il peggio a ciglio asciutto. Ma facciamo almeno gli scongiuri. E lasciate fallire quei poveri greci … Anita, ilgiorno.it

A DISTANZA di molti anni dal fatidico 1° gennaio 2002 – quando l’Euro divenne definitivamente la moneta comune a 16 nazioni in Europa – i mercati finanziari hanno finalmente compreso che i Paesi d’Europa non sono più sovrani, specialmente nell’emissione della loro moneta. Dunque i mercati hanno dato un’occhiata ai grandi debiti degli Stati e hanno concluso che per noi ripagarli è un vero problema. Da qui il loro panico, e la conseguente crisi di cui tutti parlano, che oggi colpisce la Grecia, ma domani colpirà tutti gli altri. E ciò perché è una crisi strutturale, non di un paio di Paesi. In passato un «caso greco» non si verificò mai, per esempio, con l’Italia spendacciona, indebitata, inflazionistica ma con moneta sovrana degli anni ’60 e ‘70. Al contrario, quell’Italia era assai prospera e la sua ricchezza di allora ancora oggi ci nutre. Oggi, dopo secoli di dominio europeo nel mondo continuiamo a considerarci il centro dell’universo, anche se non lo siamo più. E i conti (non solo greci) non tornano più. [email protected]