Adesso che finalmente abbiamo alle spalle il referendum greco (altro discorso ovviamente saranno le conseguenze in Europa) possiamo dedicarci ad un aspetto che non è per nulla marginale: intorno a quel tavolo dove si decidevano le sorti di tutti noi sedevano con ruoli importantissimi due donne, Cristine Lagarde e Angela Merkel. Finalmente la politica (almeno quella del Vecchio continente) sembra non essere solo roba da uomini. Maria Polizzi, Milano

NEGLI ULTIMI ANNI si è molto dibattuto, molto chiesto e molto fatto sul tema «donne e potere».
In questi ultimi giorni per la prima volta abbiamo avuto due signore ai vertici di organismi tra i più
influenti dello scacchiere: il Fondo Monetario Internazionale e il Governo tedesco. Eppure (ci scusi la
lettrice) non ce ne siamo accorti… Perché qualcosa ancora non funziona. Che alcune singole donne siano
arrivate in alto non ha, infatti, significato un cambiamento culturale radicale, né una vera apertura di
nuovi spazi per le donne, almeno per ora. Il sospetto è che non abbiamo superato la fase in cui alle donne è dato solo il permesso di «giocare a un gioco da maschi». Giocare da maschi significa non rimettere in discussione priorità di politica economica che tutelano lo status quo più che guardare al futuro. Arrivare in alto significa superare selezioni multiple e la selezione tende a riprodurre chi le regole del gioco le accetta, maschio o femmina. Resta da porsi un interrogativo: come si può fare per non lasciare «sole» le donne al comando? [email protected]