Il sindaco di Venezia ha detto che piuttosto di vedere le scuole cadere a pezzi, vende un Klimt o uno Chagall. Non ci vedo niente di così atroce.
Alessandra B, da ilgiorno.it
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Almeno il sindaco di Venzia fa vedere che è interessato alla scuola, cosa che capita raramente. Inutile che gli edifici per studiare cadano a pezzi e poi ci siano ricchezze inutili in città.
Anna, da ilgiorno.it

La situazione di bilancio di Venezia è nota a tutti: e allora, in mancanza di altre risorse, la salvaguardia della città potrebbe anche dover passare attraverso la rinuncia ad alcune opere d’arte cedibili perché non legate, né per soggetto né per autore, alla storia della città. I nomi delle opere che si fanno sono capolavori come la «Judith II Salomè» di Klimt, e il Rabbino di Vitebsk di Chagall. Soltanto il primo potrebbe avere un valore di circa 70 milioni. Una boutade? Una provocazione? Un modo per batter cassa a Roma? Qualunque sia l’intenzione del primo cittadino sarà arduo dimostrare che cedere all’asta capolavori o opere importanti dei Musei Civici sia un modo per valorizzarle. Ed è da escludere che capolavori come quello di Klimt o Chagall possano lasciare il territorio nazionale per essere venduti all’estero. Le norme del Codice Beni Culturali per evitare lo smembramento delle collezioni pubbliche e garantire la pubblica fruizione delle opere chiudono il dibattito. Un dibattito che, visto dall’estero, farà altro male alla credibilità italiana.

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