In queste ultime settimane non vi è per caso capitato di andare a fare un giro nelle scuole? Se non lo avete fatto, andateci: scoprirete che malgrado i titoloni che i giornali hanno dedicato nei mesi scorsi alla riforma della Buona scuola tutto è rimasto desolatamente come prima, con gli stessi problemi e con le medesime carenze strutturali ed economiche. Ma ovviamente nessuno ne parla… Lettera firmata, Milano

UNO DEI CAVALLI di battaglia del governo sembra essere per il momento solo una buona intenzione scritta sulla carta. L’obiettivo del governo era quello di eliminare la poco edificante pratica dei precari iscritti nelle liste provinciali. Invece – è lo stesso Renzi ad ammetterlo – sono stati fatti un sacco di pasticci. A 5 mesi dall’avvio della riforma i numeri parlano di una riduzione della «supplentite» dell’8,7 per cento. Non un gran risultato. Anche lo smaltimento di tutte le graduatorie ad esaurimento sembra un traguardo lontano. Insomma i supplenti sono lì e la scuola avrà ancora bisogno di loro. A ciò si aggiunga che rimangono sulla scena alcuni dati inconfutabili, quali il precipitare della nostra scuola all’ultimo posto tra i Paesi europei nel rapporto tra spesa per l’istruzione e Pil, il nostro avere uno dei maggiori tassi di dispersione scolastica, abbinato ad uno dei più bassi indici di laureati per numero di abitanti e ad uno dei maggiori indici di edifici scolastici non in regola con la normativa sulla sicurezza. Insomma, c’è ancora tanto da fare. [email protected]