CI VOLEVA proprio Bergoglio per cominciare a ritagliare anche all’interno della Chiesa uno spazio adeguato per le donne. Da maggio, il mensile de «L’Osservatore Romano» “Donne Chiesa mondo” compie 4 anni di vita e si rinnova. Un rinnovamento di forma e sostanza per rispondere al bisogno sempre più sentito di tante donne, di condividere, riflettere e far ascoltare la propria voce. E non è solo una questione di quote rosa all’interno della Curia.

Luisa D. Milano

QUALCOSA sta cambiando, non ci sono dubbi. Eppure gli ostacoli che impediscono un riconoscimento del ruolo delle donne nella Chiesa sono ancora molti, soprattutto una diffusa cultura fortemente maschile: alcuni ecclesiastici si limitano a parlare della Madonna e della loro mamma, e tutta la loro apertura si limita a questo. Abbiamo troppe antenate che sono state “madri della chiesa” ma non hanno lasciato una “matristica” perché, anche se non tacevano, le loro parole e scritti non contavano. Le principali rivoluzioni in atto, tuttavia, passano soprattutto da una revisione della natura e del ruolo della donna. Sullo sfondo i noti pungenti temi della procreazione, della maternità, dell’identità sessuale, del gender, delle “nuove famiglie”, della filiazione. Davanti all’irruzione di questi temi, vien da pensare che il taglio con cui si parlava della donna – all’interno della Dottrina sociale della Chiesa – sia ormai datato. Le donne oggi bussano alla porta, il papa comincia ad aprire.
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