Un incredibile entusiasmo ha accompagnato nelle scorse ore la notizia che la Corte dell’Aja ha dato l’ok al rientro nel nostro Paese di uno dei due marò ancora detenuto in India. Non sono mancati i soliti entusiasti tweet. Peccato che, passata la sbronza iniziale, cominciano ad affiorare i distinguo. Permettemi di credere al rientro di Girone solo quando avrà messo piede in Italia. Marco Negri, Milano

GIUSTO dubitare, in realtà il rientro anticipato di Girone «fino alla decisione finale» dell’arbitrato, attesa non prima di tre anni, ricomporrebbe una vicenda che, al di là della questione giudiziaria, è ormai estremamente scomoda per entrambi i Paesi. La decisione del Tribunale de L’Aja recepisce le considerazioni legali e di ordine umanitario derivanti dalla permanenza di Girone in India da oltre quattro anni. Occorre ora vedere se l’India rispetterà le indicazioni, consentendo così al marò di raggiungere in Italia il collega Latorre da tempo rimpatriato per le sue difficili condizioni di salute. La doccia fredda è però sempre possibile: fonti del governo indiano già sottolineano come «l’Italia non abbia interpretato correttamente l’ordine del tribunale. Non è vero che Girone è libero: le condizioni della sua libertà provvisoria devono essere stabilite dalla Corte Suprema». Allora, non è ancora tutto vero, vigiliamo. [email protected]