IL SENATO brasiliano ha votato a favore della sospensione per 180 giorni di Dilma Rousseff dall’incarico di presidente. La presidente è accusata di aver manipolato i conti pubblici e nascosto l’ampiezza dei deficit 2014 e 2015. E così il Paese si avvia, in una situazione di grande incertezza, ad ospitare le prossime Olimpiadi che avrebbero dovuto essere un’occasione di ulteriore rilancio per il Paese e invece rischiano di rappresentare un boomerang.
Giovanni Briganti, Monza

DILMA ROUSSEFF paga anche per colpe non sue. Paga per tutti. Senz’altro paga la politica disastrosa portata avanti dai suoi governi che ha aggravato la crisi dell’economia (disoccupazione in aumento, imprese che chiudono, inflazione al 10%, recessione), per l’incapacità di gestire la coalizione di governo, per la mancanza di leadership e per le responsabilità del suo partito dei Lavoratori, immerso fino al collo nei più grandi scandali di corruzione degli ultimi anni. Nell’opinione pubblica si respira una gran voglia di fare tabula rasa di un sistema politico sporco fino alle radici. Altro che qualche mela marcia, come si difendono i politici, in Brasile è marcio tutto l’albero. E ciò che colpisce di più in questi giorni di instabilità istituzionale sull’orlo del ridicolo e che mette a dura prova la democrazia è il triste spettacolo di una classe dirigente inadatta, profondamente corrotta, che sta giocando col fuoco per tornaconti personali. Per il Brasile si preannunciano altri sei mesi di passione, con in mezzo le Olimpiadi…

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