David Cameron tiene in scacco l’Europa? Forse sì e forse il Brexit sarà stato alla fine solo un pretesto per restare nell’Unione ricevendo privilegi speciali e pochi (o nessun) vincolo. Il premier britannico ha trattato con l’Ue per negoziare un’uscita del suo Paese dall’Unione o la sua permanenza. E ha ottenuto più di quanto richiesto, per restare. E tutti gli altri stanno con il fiato sospeso aspettando quello che potrà succedere con il voto del 23 giugno…
Stefano Biagini, Milano

L’USCITA dall’Ue rischierebbe di essere un clamoroso autogol economico, sociale e monetario perché la storia insegna che quando delle aree economiche sono sufficientemente integrate a livello di scambio di persone, merci e capitali, ogni tentativo autarchico deve anche implicare una netta chiusura delle frontiere e di ogni tipo di scambio. Se i cittadini della Gran Bretagna dicessero “sì” all’uscita dalla Ue, il voto andrebbe a sancire una chiusura definitiva di Inghilterra, Scozia, Galles, Irlanda del Nord, verso un’istituzione (appunto la Ue) mai troppo amata oltre Manica. Quel che accadrà con il referendum del 23 giugno nel Regno Unito sarà molto importante per segnare quale potrà essere il destino di quel popolo. Ma ovviamente sarà fondamentale per tutti i Paesi dell’Unione Europea: perdere la Gran Bretagna potrebbe significare dover rivedere, rimettere in discussione tutti i parametri politici di azione e di sviluppo dell’integrazione europea nei prossimi anni.
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