L’ultima, in ordine di tempo, è stata la Gelmini, che su Twitter ha cinguettato la sua rivincita sui neutrini. Ma da Vendola a Di Pietro, passando per Casini e la Serracchiani, i politici più noti non perdono occasione per esprimersi liberamente in 140 caratteri. Senza dimenticare gli haiku poetici e non politici di Bondi, poi sospesi dall’ex ministro alla Cultura perché accolti non proprio favorevolemente dal popolo della Rete.

Punte dell’iceberg, che però resta sommerso: solo 55% dei nostri parlamentari è presente su Internet, con una differenza di circa 10 punti tra Camera e Senato. E appena uno su cinque è presente sui social network, come Facebook e Twitter, contro il 70% dei colleghi statunitensi. E’ quanto emerge dalla ricerca “Democrazia 2.0: Parlamento, parlamentari, sistema elettorale” presentata alla Camera dei Deputati, ricerca che ha monitorato per circa un mese la presenza e l’attività degli onorevoli online.

Dalla ricerca emerge che Facebook risulta ancora la piattaforma più utilizzata. Il Pd e i partiti minori sono i più tecnologici. Quasi il 70% degli esponenti del Partito democratico, infatti, è on line, mentre per il Pdl ci si ferma al 46%. Dal 2012, 198 parlamentari risultano iscritti a Twitter con un incremento di oltre l’85%, rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.

Sara Bentivegna, direttore della ricerca, ha illustrato i risultati: “I parlamentari italiani hanno scoperto il fascino di Facebook prima e ora di Twitter: stanno emigrando dal web 1.0 al 2.0. C’è da chiedersi per quale ragione lo stiano facendo e quale sia effettivamente la funzione esercitata da queste piattaforme digitali. Da quello che emerge dalla nostra ricerca i parlamentari utilizzano le opportunità di queste piattaforme soprattutto per la autopromozione e anche autocelebrazione“.

Chi invece ha capito tutto, di Twitter è @andreasarubbi: con l’hastag #opencamera ha inventato la diretta Twitter in cui racconta e commenta le sedute parlamentari più importanti (e anche le partite di calcio, a volte). Interagisce coi follower, è simpatico, e soprattutto ‘non se la tira’ sputando sentenze formato sms. Un bel modo di coniugare web e trasperenza parlamentare. E’ diventato una vera star dei cinguetti, fa tendenza, e gli onorevoli più web-oriented ora arrancano cercando di tenere il passo. Una dimostrazione che anche sul web quel che conta è non è solo il mezzo, ma anche il messaggio.