Agnese Valente è nata nel giugno del 1987. Dal 2009 è consigliere comunale a Crevalcore, in provincia di Bologna, ed è il capogruppo Pdl. Visto così, è il curriculum di una giovane donna della generazione Facebook che si fa le ossa in politica.

E’ scivolata su un ‘mi piace’ di troppo (su una foto offensiva nei confronti del 25 aprile e dei partigiani) scatenando un polverone che ha subito superato i confini del comune in cui è stata eletta. Adesso si difende (malamente) parlando di ‘goliardata’, peggiorando la situazione. Ecco perché.

Quando entri in politica, a qualsiasi livello, devi essere sempre consapevole di quel che fai o dici, soprattutto in pubblico. Regola che vale ancora di più nell’era digitale, in cui ogni istante privato può finire online, su un blog, un forum o su youtube. Facebook è uno spazio pubblico, per quanto virtuale e devi essere consapevole di quel che clicchi, tagghi, ti piace, ecc. Non ci sono scuse che tengono: Fb è come una piazza, un bar, anzi è una vetrina che molti (politici e non) usano per avere una platea sempre più vasta.

La generazione Facebook, a cui Agnese Valente appartiene, non riesce a calcolare le conseguenze di quello che si dice o si fa in questa piazza virtuale. Semplicemente, pensa che la Rete non abbia memoria, archivi infiniti, motori di ricerca che non conoscono limiti. Non percepisce il pericolo, anche futuro, di una frase ‘politically scorrect’, di un clic di troppo.

Un errore che può costar caro a un politico o a una rockstar. Ma anche ai ragazzi che si affacciano sul mondo del lavoro: ricordatevi che ormai le aziende, insieme al curriculum, guardano anche il vostro profilo su Facebook: siete sicuri di voler far vedere al vostro futuro capo quelle foto da ubriachi che mostrate orgogliosamente ai vostri amici?