Ci vorrebbe un allenatore che ci facesse sentire una squadra
8 luglio - Vorrei dire la mia sul sesso in piazza Santa Croce e sul degrado del centro, anche perché ho letto da qualche parte che ci sarebbe l’idea di chiudere con una grata la piazza. E’ vero? Penso che se chiudiamo tutta la città dentro una bella campana di vetro abbiamo risolto tutti i problemi, i turisti la guardano dall’alto, magari da un elicottero, e lasciano l’obolo in un gazebo in periferia….E’ una provocazione per dire che se non cambiano noi cittadini, per esempio smettendola di lasciare i sacchetti della spazzatura per strada, di fregare i vicini o lo Stato evadendo le tasse, e se quelli che si sono messi a fotografare i due ragazzi avessero fatto un urlo per mandarli via, ne verrebbe di conseguenza che anche gli altri avrebbero più rispetto per la città. E poi non le sembra che le impalcature che stanno per mesi in piazza Santa Croce per il calcio storico e poi per i concerti siano anche quelli fonte di degrado?
Maria L., Firenze.
La sua lettera dice molte cose, forse troppe, e a me è venuto in mente il discorso che Al Pacino nei panni di un allenatore di baseball snocciola alla sua squadra in un famoso film di Oliver Stone, “Ogni maledetta domenica”. I giocatori sono depressi, sull’orlo di una crisi irreversibile, alla vigilia di una partita decisiva, e nello spogliatoio lui comincia dicendo è vero, siamo all’inferno, inutile nasconderlo. “Possiamo scalare le pareti dell’inferno un centimetro alla volta, dice, oppure combattere per uscirne centimetro per centimetro”. E’ piena la vita, di centimetri, e alla fine la somma, la vittoria, si ottiene se ogni passo è stato fatto nella direzione giusta e se il lavoro, soprattutto, è di squadra. “O noi risorgiamo adesso come collettivo – dice alla fine del discorso – o saremo annientati individualmente. E’ il football ragazzi, è tutto qui”. Ed è la vita, aggiungiamo noi, soprattutto quello di uno Stato o di una qualsiasi comunità inclusa quella fiorentina. Qui c’è un particolare talento a mettere il dito nella piaga e a criticare qualsiasi cosa venga fatta. E molte di questa critiche, diciamolo, sono più che ragionevoli. Ma la situazione è talmente particolare, talmente in bilico fra la sconfitta e la vittoria, fra l’imbarbarimento e la rinascita, fra la povertà e la sopravvivenza, da rendere necessario un lavoro di squadra. Ci vorrebbe un allenatore come Al Pacino. Uno che dicesse è vero, ho sbagliato tante cose, ma ora confido in voi, aiutatemi a uscire fuori da questa buca. Parcheggiate come si deve, siate gentili con i deboli, pulite il marciapiede su cui il vostro cane fa i bisogni, accompagnate il ragazzo ubriaco e molesto al commissariato, fate due passi in più ma non lasciate il sacchetto puzzolente per strada, andate piano, non offendetevi che tutto diventa più insopportabile, compreso il caldo, siate tolleranti con chi ce la mette tutta per cambiare in meglio e non fatevi abbindolare da chi promette solo sogni. Insieme ci solleveremo. Oppure cadremo tutti e ognuno di noi. Serve a qualcosa postare le fotografie di due ragazzi ubriachi su facebook e mandarle in giro per il mondo?