Affari di famiglia

I mezzi pubblici sono garanzia di vita e di mobilità per tutti: i soldi vanno trovati

Ho letto con piacere gli aneddoti storici raccolti da quel dipendente dell’Ataf da abbinare a tutte le fermate del bus. Però accanto a questo bel regalo l’Ataf ci toglie le corse e le stesse fermate. Io e mio marito abbiamo una macchina sola e per lavorare devo andare a Firenze (abito in un comune della periferia) e mentre un tempo ci mettevo mezz’ora ora impiego un’ora e mezzo. Quei signori che stanno nelle stanze di comando si rendono conto che stanno penalizzando proprio le famiglie più in difficoltà?

Caterina Bianchi

 

L’opera di Fabrizio Pettinelli, il dipendente Ataf che sta raccogliendo gli aneddoti da affiancare alle fermate del bus, è il regalo di un uomo che ha dedicato la vita al trasporto pubblico fiorentino, che ha ereditato il rispetto e la dedizione dal padre (vecchio tranviere, Bruno, colui che fondò il circolo dei dipendenti), e che non potendo fabbricare i soldi per aumentare le corse ha fatto ciò che poteva per testimoniare il valore di un’azienda vitale per Firenze. Ma come dice lei, e come continuano a scrivere i lettori, la situazione è sempre più drammatica. Partiamo dalle polemiche di questo agosto: dopo la siccità (per la quale possiamo fare poco, se non cercare di non sprecare l’acqua), abbiamo tutti letto della rivolta contro l’annuncio della sospensione delle corse a Ferragosto. Anche se il numero degli utenti non fosse stato sufficiente a giustificare la marcia indietro, quella sospensione aveva un valore altamente simbolico. Non si può lasciare una città a piedi. Non si può colpire proprio i più deboli, proprio chi non può andare in vacanza e deve lavorare, o ha come unico svago una passeggiata in centro o la visita a un parente, a un amico, a un paziente in ospedale, non si può usare la mannaia con chi già vive in salita e a quaranta gradi all’ombra. Tutti conosciamo i problemi di chi amministra la cosa pubblica e nessuno di noi, credo, vorrebbe essere al loro posto. Ma il trasporto pubblico è una priorità assoluta. Senza la quale non si lavora, non si produce, non si sviluppa una comunità. E se si trovano i soldi per la ricerca dell’affresco di Leonardo, o per i grandi eventi, si devono trovare le risorse anche per consentire di muoversi a chi non ha altro mezzo. Senza mobilità non c’è vita, non c’è crescita, non c’è fiducia in una città che si vende come una delle più ammirate del mondo. 

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