Affari di famiglia

Perchè la scuola italiana continua a fare tre mesi di ferie?

Cara signora, ho portato mio figlio a scuola ieri e mi sono chiesta se questa scuola è davvero adatta ai tempi. Mi sono risposta di no. Nella crisi che stiamo attraversando e che impone processi veloci, nuove competenze e tanto rigore (come dice anche il presidente degli industriali di Firenze), nella scuola di mio figlio le classi sono enormi, i programmi sono vecchi, le lingue si studiano male e come se non bastasse siamo l’unico Paese civile in cui si fanno tre mesi di vacanze, abituando i ragazzi a pensare che da grandi potranno fare lo stesso. Tutto cambia meno il mondo scolastico, che tutti dicono essere fondamentale per il futuro. Perché non apriamo un bel discorso sul futuro della scuola almeno in Toscana, che dice di essere una Regione modello?

Barbara Cosentino, Scandicci

La cosa che mi ha fato più riflettere della sua lettera è quella sulle vacanze estive. In effetti quasi ovunque hanno al massimo sei settimane di sospensione, il resto lo distribuiscono durante l’anno. E’ chiaro che uno dei fattori che ci distingue è quello climatico, ma neanche in Etiopia – ho saputo – le vacanze sono così lunghe. Che sia giusto o no, è certo che il calendario scolastico ci lascia soli in Europa e lascia soprattutto sole le famiglie, che invece le ferie le vedono assottigliare di anno in anno. Il problema è il caldo? Compriamo dei ventilatori. Poi però stiamo attenti a non attribuire tutte le colpe e tutte le responsabilità alla scuola. A Firenze si è formato un gruppo – che ha rilevanza nazionale e che attraverso il professor Ragazzoni che l’ha fondato parla spesso sui media italiani – il cui nome è “Scuola del merito e della responsabilità”. Il caso dell’insegnante punita perché aveva punito un bullo ha dato a questo gruppo l’occasione per dire che non c’è educazione senza limiti o sanzioni, che è scandaloso colpire un’insegnante solo perché ha fermato con durezza un ragazzino violento, e che “se andiamo avanti di questo passo a scuola bisognerà mandare i genitori, che non solo non sanno più far rispettare le regole ma addirittura denunciano i docenti che lo fanno al posto loro”. Come vede il discorso è ampio e delicato. E dubito che Firenze o la Toscana possano fare Regno e seguire un percorso a parte. Ma giriamo comunque il suo appello agli assessori comunale, provinciale e regionale. Potrebbero sorprenderci.

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