Fermiamo chi guadagna sulla pelle dei nostri ragazzini
Gentile signora, approfitto della tragedia sfiorata a Vincigliata nella notte di Halloween per affrontare un problema che noi genitori abbiamo sempre presente. Anche io ho un figlio di sedici anni e le assicuro che tante volte tremo pensando ai luoghi in cui si organizzano queste feste dove i numeri sono sempre altissimi, dove circola tanto alcol e spesso anche droga, e il fatto dell’altra sera dimostra che i controlli non sono mai adeguati. Come facciamo a fermare un business che utilizza i nostri ragazzi come carne da macello?
Rossana G.
Oggi siete tanti, cari genitori, a sforgarvi con le mail: la tragedia sfiorata nel castello di Vincigliata ha lasciato tutti sotto choc. Lei ha detto bene, carne da macello. Ma, come spesso accade, la soluzione non è semplice e non è una sola. Cominciamo da chi organizza le mega feste, da chi gestisce questi divertifici per ragazzi: chi sono? Come si permettono di richiamare migliaia di minorenni - ripeto: minorenni - sotto uno stesso tetto senza la certezza assoluta che le regole imposte dalle autorità siano rispettate? Con che coraggio stipano il doppio o il triplo del numero di ragazzi consentito dalla questura? E l’alcol? Non deve esserci, punto e basta. Neanche una bottiglia, neanche un bicchiere. Il discorso si allarga ai bar, ai pub, alle discoteche, a chiunque da sempre chiude un occhio in nome del commercio avviando i dodicenni (così dicono le statistiche) allo sballo. Non avete una coscienza? E allora ci pensi un giudice, la polizia, il Comune, a fargliela tornare. Magari togliendogli la licenza, magari multandoli a sangue. Poi ci sono i genitori, cioè tutti noi. Chi si occupa delle devianze giovanili sostiene che il primo anello debole siamo noi. Non c’è motivo di subire passivamente la moda delle mega feste, del tornare all’alba, del lasciarli bere qualche bicchierino tanto che sarà, come se non si sapesse che anche piccole dosi sono dannosissime per un fegato e un cervello ancora acerbi. Ci dicono che dobbiano seguirli, inseguirli, informarsi, capire cosa hanno fatto e semmai impedirgli di rifarlo ancora. Discutiamone (anche con loro). Facciamo massa, creiamo un gruppo su facebook, fondiamo un partito. Riuniamoci tutti in una stanza e facciamoci fare il lavaggio del cervello da chi ne sa più di noi. Diventiamo anche noi - come i gestori delle fabbriche di divertimento - interlocutori delle istituzioni. Ma subire no, non possiamo più farlo. Non sulla pelle dei nostri ragazzini e non per ingrassare il portafoglio di chi è talmente attratto dal facile guadagno da non rendersi conto di quale tragedia possa provocare.