Affari di famiglia

Cuore di maglia, una rete di donne per rinascere

Vi racconto una storia, la storia di Cuori di maglia. Perché scalda, perché è bellissima, perché aiuta a vedere il mondo alla rovescia, a riscoprirlo attraverso una feritoria. La storia comincia con Laura, mamma di quattro figli, appassionata di maglia. Sferrando per fare golf e cappelli a tutti, un giorno sbaglia e realizza scarpine di lana troppo piccole anche per un neonato. Che faccio, le butto? No, un destinatario deve pur esserci. E infatti. Nel giro di una settimana aveva messo su un sito e una squadra di donne con l’obiettivo di produrre piccolissimi vestitini per i nati pre-termine, i bimbi prematuri, molto prematuri, quegli esserini che escono dal grembo materno quando pesano meno di un chilo e che lottano per la vita chiusi dentro un incubatoio. Scarpine, Golfini. Sacchi per la nanna, Cappellini. Oggetti morbidi e pregiatissimi che accarezzano creature che nessuno ha ancora il coraggio di vestire e che danno alle mamme lo strumento per farlo. Il kit arriva in dono per tutti, per tutte, negli ospedali pediatrici italiani. Il Meyer è stato fra i primi ad aderire al progetto. C’è amore, dentro a questa storia. Amore che circola, che parte e ritorna, amore che fa del bene e che fa star bene. Un contagio. Che sta coinvolgendo donne ovunque, anche giovani, anche anziane, anche se ricoverate nelle case di cura o in convalescenza, una rete di cuori di maglia che si sta allargando ai bambini oncologici (con il Chemio Cup, un mirabolante cappello di Peter Pan) e ora anche alle donne malate. Ieri questo circolo di magliaie era al convegno pediatrico italiano (per il diciassettesimo anno si è svolto a Firenze). Un bel traguardo. A Firenze sferrano allegramente e ciclicamente alla biblioteca di viale Canova, in un negozio di via dell’Agnolo e nell’ex libreria Melbookstore (ora Ibs). Per partecipare scrivere a granadiriso@yahoo.it (la referente è Mirella Sbolci). Il sito è www.cuoredimaglia.it . Una terapia consigliabile a tutti, soprattutto a chi ha perso le emozioni per strada: la rinascita comincia dal cuore. Il cervello – semmai – lo segue.

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