Quando il racconto della malattia diventa parte della cura
Cara signora, esco da anni di una terribile malattia da cui però sono guarita. Vorrei che ascoltasse la mia storia e che decidesse se farne qualcosa di utile per tutti quelli a cui è capitato o può capitare una caduta come la mia. Ho letto che il Meyer si è illuminato di blu per attrarre l’attenzione sul diabete infantile. E’ da qui che mi è venuto in mente che le esperienze vanno condivise, in modo che servano a tutti. Cari saluti
Lettera firmata
E’ così che questa dolcissima signora introduce il racconto della sua malattia, un bellissimo resoconto che da giorni staziona nel cassetto della mia scrivania e che spesso, sorprendendomi, occupa i miei pensieri. Nello stesso cassetto c’è un altro racconto, il libro di un papà che ha rischiato di perdere il suo bambino, si chiama Iacopo Ortolani, è anche grazie a lui se la giornata del Meyer dedicata al diabete infantile si è illuminata di blu. Ecco la parola chiave, il racconto. Diceva Gabriel Garcia Marquez: “La vita non è quella che si è vissuta ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla”. E cos’è, la malattia, se non l’integrazione fra il male e il malato, con il suo modo di viverla e di interpretarla? E fra i motivi per cui la medicina scientifica sta incontrando tanti limiti e tante critiche non c’è proprio la distanza dall’essere umano, dalle sue parole, dal suo sentire, non si è forse esagerato nel pensare che la diagnosi fosse il semplice risultato di indagini da laboratorio? I settori più avanzati della sanità hanno capito che bisogna trovare i modi per rimettere al centro dell’attenzione il malato, anziché la malattia. E alcuni stanno pensando di utilizzare proprio i racconti, le biografie, come strumento di cura. A Firenze è nata la prima collana di Medicina narrativa (ci ha pensato la Emmebi Edizioni di Maria Margherita Bulgarini, capostipite di una storica famiglia di editori fiorentini) e battezzata proprio dal diario di papà Iacopo Ortolani, che lo ha presentato giovedì al Meyer e che all’ospedale pediatrico fiorentino devolverà parte dei proventi. Non solo. Fiori di medici, fra cui il primario di cardiologia a Santa Maria Nuova, stanno analizzando i diari dei pazienti per capire che contributo possono dare alla loro e alla nostra crescita in tema di salute. Vorrei chiedervi di partecipare. Di contribuire. Scrivendo a geraldina.fiechter@lanazione.net o a questo blog. I vostri racconti saranno finalmente ascoltati. E preziosi.