Affari di famiglia

“Sono quella donna violentata per anni dal marito…”

Cara signora, sono una delle donne che lei un giorno intervisto’ per parlare della violenza degli uomini. Ho subito per anni le botte ma soprattutto la prepotenza psicologica del mio ex marito che – dopo che me ne sono andata grazie al Centro Artemisia che mi ha tanto aiutato – ha trasferito il suo odio sulle nostre due figlie, che non ha più visto. Il giorno di San Valentino sono andata alla manifestazione in piazza Repubblica contro la violenza sulle donne e non mi è piaciuto vedere tutte quelle candidate e politiche varie che poi non fanno niente per aiutare questi centri di aiuto per chi subisce le violenze. Scusi la rabbia, ma vorrei che la politica restasse fuori e non si facesse vedere solo in campagna elettorale.

Lettera firmata

Cara signora che ricordo molto bene, stretta in un cappotto color cammello e con la lacrime che scendevano mute. La sua storia mi impressionò molto. Però la rabbia – che in certe fasi è utile e comprensibile – poi deve prendere la strada della ragione. E allora penso che non serve a molto sparare nel mucchio contro “la politica”. Ci sono politici e politici, non sono tutti uguali. Chi fondò Artemisia (il Centro fiorentino di aiuto alle donne che non sanno come uscire dalle violenze domestiche) era una giovane donna che faceva politica, a quel tempo era un assessore, e prima di lasciare molto prematuramente questo mondo lo ha fatto con tutta se stessa. Si chiamava Catia Franci. Ma una cosa sento di condividere: si ha la sensazione che oggi i politici rincorrano la realtà sociale come se si sentissero in ritardo, impotenti, come se lo stare chiusi nei palazzi e nelle logiche di partito gli avesse fatto perdere i contatti con un mondo che ogni giorno cambia. E allora sì, fa effetto veder spuntare le loro teste ovunque ci sia un raduno, un problema, una riunione, un’istanza che parte dal basso e che poi loro affannosamente raggiungono. Ma anche questa è acqua quasi passata, pure la politica sembra a una svolta. E anche il concetto di amore - grazie alla rivoluzione in corso - sta maturando. Tanto è vero che una festa nata per vendere cioccolatini e cuoricini come quella di San Valentino, quest’anno ha imbarcato pensieri più veri e più profondi. Perché l’amore non può essere una prigione senza uscita e neanche una cena a lume di candela, un passatempo per anime semplici o da posta del cuore. L’amore è il cuore della vita e il motore del mondo. E come tutti i motori, anche lui ha bisogno del tagliando, anche lui, ogni tanto, deve ritrovare il valore e l’enorme rispetto che merita.

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