Ecco da cosa dipende la nostra salute…
Ho due genitori anziani e malmessi che non stanno abbastanza male per essere ricoverati ma neanche possono restare a casa da soli. Mi dice come posso affrontare una situazione così pesante visto che non sono ricca, abito dall’altra parte della città, e per di più loro non vogliono estranei in casa, soprattutto a dormire. Mi creda, non so dove sbattere la testa, e né il nostro medico né la Asl del quartiere hanno saputo aiutarmi. Lei può darci un consiglio?
Giovanna S.
Cara lettrice, dopo averle risposto in privato le rispondo anche in pubblico (omettendo il suo cognome) perché so quanto l’argomento interessi, se non tutti, quasi tutti noi. Lei vive una situazione che tanti lettori descrivono nelle lettere che mi arrivano e che tanti conoscenti mi raccontano a voce. Viviamo più a lungo, e questo è un dato che ci rende felici e che premia la qualità della vita in Toscana, luogo in cui l’età media è fra le più alte del mondo. Ma dobbiamo pentircene? Dobbiamo rimpiangere i tempi in cui ce ne andavamo prima e senza pesare troppo sulle generazioni successive, peraltro già appesantite da figli ancora giovani e dalla crisi economica generale? E allora dobbiamo tutti fermarci un attimo a ragionare. Il consiglio che le ho dato in privato è rivolgersi a una cooperativa che si è già guadagnata la stima di tutti (anche del pubblico) per il lavoro che svolge: ascolto dei problemi della famiglia, elasticità nelle soluzioni proposte, e un servizio che calzi il meglio possibile ogni scarpa. Si va dallo studente che tiene due ore di compagnia o che porta la spesa fino all’assistenza familiare giorno e notte, cercando persone più adatte possibile al carattere e ai desideri di tutti. Il problema è che questo lavoro dovrebbe farlo la società, le istituzioni, cioè coloro che ci siamo scelti proprio per amministrare i nostri bisogni. E invece gli investimenti sociali sono sempre più bassi e quelli della sanità sono concentrati sulle emergenze. E la banale vecchiaia? E tutte le conseguenti malattie croniche, ovvero gli acciacchi? C’è un dato che mi ha impressionato: la nostra salute dipende per il 20% dal patrimonio genetico, un altro 20% dall’ambiente, per il 50% dalla condizioni economico culturali (quindi dagli stili di vita) e solo per il 10% dalla sanità. Però è su questo 10% che concentriamo il 90% delle nostre attenzioni e delle nostre risorse. Non è assurdo? Non sarebbe meglio fare qualche Tac in meno e dare più aiuti a casa, alle famiglie, alle amministrazioni che si occupano degli anziani più deboli? E che senso ha spendere tutte le energie negli ospedali e poco o niente nella prevenzione, nella qualità dell’aria e dell’ambiente, nelle attività sociali che tanto aiutano a tenere le persone più vive e serene? E non è soprattutto questo, alla fine, che aiuta a risparmiare la spesa pubblica e sanitaria?