“Notti stupide? Colpa nostra e del mondo che abbiamo lasciato ai giovani”
LEI CHIEDEVA nella scorsa rubrica “a chi servano” le notti bianche e le “masse di giovani che si accalcano in città nei week end o nelle calde estati”. Veda: dal 2006 il nostro Paese ha cominciato a perdere colpi. Significa che abbiamo bruciato una generazione. Giovani disoccupati, che spesso rinunciano perfino a cercare un lavoro, certi come sono di non trovarlo (fiorentini o dell’hinterland, è ininfluente). Al fondo: come biasimarli, se, ogni tanto, chiedono al babbo la macchina in prestito, più qualche biglietto da dieci euro, e raggiungono i luoghi deputati, in cui ci si può “tirare su il morale” con una (in)sana bevuta? Aggiunga i fortunati giovani che hanno trovato un lavoro: spesso hanno dovuto “acchiappare” quello che capitava, per procurarsi un salario, uno stipendio, purchessia; ovvero, svolgono, in buona parte, mansioni per le quali non hanno alcun interesse, che non corrisponde alle loro aspirazioni, che serve solo per ritirare la busta paga a fine mese. In sostanza, questi si “vendono” il giorno; è umano che si “ricomprino” la notte, col metodo che è più a portata di mano. Lei non può pretendere che, tornati a casa, si mettano a leggere Hegel, o i lirici greci, magari in lingua originale. La televisione? Diociscampi. Rimane la navigazione su Internet… In tutta franchezza, fra il computer ed un quartino di whisky, non sono molto certo che quest’ultimo sia il peggiore dei mali...La cirrosi epatica? Tempo cinque anni, i ragazzi saranno grandi e smetteranno di frequentare la movida. E’ il mondo che gli abbiamo creato intorno, Signora. Le colpe sono nostre, includendo quella di aver consegnato ai giovani una cultura (in senso antropologico) priva di valori. Una volta c’erano la chiesa ed i partiti di massa. Ora, la parrocchia è frequentata dal 20/30% della popolazione; le sezioni, quando esistono, sono deserte. Non è un mondo fragrante...E allora la risposta intorno al “cui prodest” è, purtroppo: ai ragazzi. Con tutte le fregature che abbiamo loro ammollato, consentire una bella trincata che permetta di scordare la propria condizione, è il minimo sindacale.
Alberto Eva
La sua lettera, assai divertente, era purtroppo troppo lunga per essere interamente goduta dai lettori. Ne ho lasciato la fine, comunque sufficiente a far capire il suo pensiero. Come non darle ragione sul mondo che stiamo lasciando ai ragazzi? Tutto vero. Ma proprio per questo dobbiamo ricominciare a fare cultura, oratorio, serate creative. Non possiamo arrenderci così.