Il bambino a Margherita Hack: “Saremo colpiti da un asteroide?” E lei: “Gli è una certezza”
Ho incontrato Margherita Hack un anno fa esatto, a una festa estiva che un tempo avremmo chiamato "dell'Unità", a Greve in Chianti, dove lei era l'ospite d'onore. Prima dell'intervista abbiamo mangiato salsicce e pastasciutta, lei era con il suo Aldo e io con mio figlio, dieci anni. Lei e Aldo mangiavano in silenzio, stravolti dal viaggio, sembravano una sola persona, uniti in un viaggio che li teneva lontani dagli altri, in un loro pianeta. Ruppe il silenzio mio figlio, un tipo ansioso: "Ma la terra - le chiese - sarà colpita da un asteroide?". Mentre aspettavo fiduciosa la risposta ansiolitica, lei si illuminò in un uno dei suoi irresistibili sorrisi e in fiorentino stretto gli disse: "Gli è una certezza!". Ma poi gli spiegò che sarebbe toccato proprio a lui e agli adulti di domani, trovare il modo di difendersi. E se no pazienza, finirà il genere umano. Serenamente, onestamente. Quando sabato scorso ha saputo della sua morte, mio figlio si è ammutolito. Come se avesse sentito tutto intero il peso di un'eredità. E l'urgenza di salvare il genere umano. Glielo ha detto Margherita!
E allora mi è tornato in mente un altro grande vecchio delle stelle, un altro fiorentino con la testa lassù, Franco Pacini. Lui diceva che il modo migliore per parlare di questi grandi interrogativi ai bambini, non è dare risposte certe, rassicurarli, contenere tutti i dubbi in qualche formula matematica. Anzi, diceva, bisogna lasciare aperte tutte le possibilità e stimolarli a fare domande, non a dare risposte. Solo così si apppassionano alla ricerca, alla scienza, solo così si sentono attori del progresso.
Ecco cosa hanno in comune personaggi come Franco Pacini e Margherita Hack: hanno conservato la curiosità infantile. Perchè sono le domande da bambino, in fondo, che muovono gli scienziati, che portano a nuove scoperte.