Affari di famiglia

Prima di chiedere rispetto agli altri Firenze deve rispettare se stessa

Gentile Dottoressa, ho sott’occhio la “Lettera aperta” di Niccolò Pieri ed Erica Casini  pubblicata il 19 agosto con il titolo“La decadenza di Firenze ostaggio di un turismo becero”.
Sfido chiunque a confutare l’impietosa diagnosi, che fotografa la situazione in atto. Viene, semmai, e di passaggio, da osservare che Firenze è stata la Capitale d’Europa “grazie al suo sapersi innovare, re-inventare ed accogliere tutte le varie correnti di pensiero, artistiche, letterarie, scientifiche, economiche, politiche e filosofiche che erano in cerca di una Patria o di un semplice rifugio”, e che non è più tale. I due Lettori sostengono che, per fronteggiare il degrado, “Non ci vuole la polizia, ma l’Educazione al luogo”. Impossibile non convenire. Uscendo dall’astrazione, tuttavia, mi domando: in termini pratici, come si educano al luogo le torme di turisti mordi-e-fuggi che infestano la città? I due Signori informano: “Londra e Parigi hanno saputo porre rimedio a questi problemi con iniziative di «informazione culturale», sia all’interno che all’esterno di pub, caffé, vicoli e piazze”. Bel colpo. Senza alcuno spirito
polemico, mi chiedo: con quali strumenti si dà luogo all’informazione culturale in parola? Può chiedere lumi agli omologhi del nostro Sindaco, o dei dirigenti della nostra amministrazione comunale, di Parigi e Londra, per sapere in qual modo hanno posto argine al becerume che invade le due metropoli. Faccio però osservare sommessamente che, con frequenza inquietante, gli stranieri beceri, ed eventualmente ubriachi, che s’incontrano in città, sono inglesi e francesi. In tutta evidenza, non parigini o londinesi: questi hanno certo appreso, per primi, l’”Educazione al luogo” che hanno impartito, in modo al momento misterioso ma non importa, ai visitatori delle loro città. Sarà troppo, a quel punto, chiedere alle città di provenienza di inglesi e francesi beceri e/o ubriachi, di usare anche loro i metodi adoperati, pare con successo, nelle rispettive metropoli, così c’invieranno dei turisti meno ignoranti e ubriaconi di quelli che attualmente s’incontrano in Firenze?
Alberto Eva
Firenze

In attesa di avviare il sondaggio presso le amministrazioni di Londra e Parigi da lei suggerito, aggiungo una mia banale convinzione: come fanno a sentirsi ospiti, i turisti mordi e fuggi, in un centro storico sempre più adattato (e livellato) alle loro fugaci e semplificate esigenze? Dove ci sono loro, infatti, i fiorentini quasi non ci sono più. Facile, dunque, sentirsi in una specie di Disneyland: i cittadini e le attività connesse - che ovunque suscitano rispetto svolgendo quella naturale funzione di contrololo ed educazione civica - stanno abbandonando il centro. Restano musei, bancherelle per souvenir, i grandi e negozi della moda uguali in tutto il mondo, e poi, certo, monumenti e bellezze senza pari. Un parco giochi tutto per loro, dove le normali regole della vita e della convivenza sembrano sospese.

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