E con la crisi aumentano i volontari. Non è un bel segno?
Gentile signora, sono una volontaria di Bagno a Ripoli, aiuto gli anziani non autosufficienti. Forse la mia lettera le sembrerà mielosa e inutile, però vorrei far sapere che mentre tutti parlano di crisi economica e vivono lo stress di questo momento certo difficile, io ho notato un aumento dei volontari e del bisogno delle persone di sentirsi utili agli altri. E guardi, non parlo delle persone abbienti, ma proprio di chi ha meno risorse economiche: spesso sono i più generosi. Vorrei che lei pubblicasse questa mia lettera per far sapere ai fiorentini che spesso è donandosi agli altri che si ritrova un senso della vita, cosa che fa sentire molto meno il bisogno di soldi, di distrazioni e di consumi di vario genere. Magari è una goccia nel mare, però forse serve a qualcosa. Ho visto bambini molto più motivati a partecipare ad azioni di volontariato (anche solo donando le cose superflue a chi non ha niente) che non a stare ad annoiarsi in casa davanti a una televisione. Le sembro troppo ingenua?
Carla Secco
Cara signora Carla, proprio ieri sono arrivati dati che confermano la sensazione che lei ha avuto: nonostante la crisi, il numero dei volontari (in Toscana e a Firenze in particolare) non solo è rimasto invariato (che già sembrerebbe un miracolo) ma è addirittura aumentato. Ci sono trecentomila persone, nella nostra Regione, che si dedicano ad almeno una delle tremila e passa associazioni, anch’esse in crescita (del 10% rispetto al 2012). Si occupano di tutto, dalla cultura all’ambiente, dal socio-sanitario (come lei) al volontariato internazionale. E non è poi così strano, se ci pensiamo bene: è proprio nei momenti di crisi che riscopriamo i valori essenziali, senza i quali siamo infelici e insoddisfatti, ed è proprio quando tutto intorno a noi cambia che cerchiamo pilastri solidi a cui attaccarci: l’amicizia, gli affetti, la solidarietà. E’ il famoso bicchiere mezzo pieno della crisi che stiamo attraversando. C’è un’altra notizia che dimostra quanto sia radicale la svolta in atto, e riguarda le aziende. Mentre l’economia tradizionale arranca, infatti, il cosiddetto terzo settore, cioè tutto il mondo del no-profit, cresce a ritmi impressionanti, tanto che ormai assume più gente di quanto facciano le altre imprese. Conosco numerose persone che dall’economia tradizionale sono passate ad associazioni no-profit prima come volontari e poi come dipendenti o addirittura come imprenditori. Uno dei casi più interessanti, qui a Firenze, è quello del Banco Alimentare, che intorno al recupero degli alimenti sprecati o scartati ha costruito un’azienda in grado di correre con le sue gambe. Visto da questo punto di vista, il mondo e ilo futuro hanno un altro colore. Quando ho bisogno di una boccata di ossigeno ed entusiasmo, anche io faccio un tuffo in questa compagnia sempre più grande di persone. Come dice la signora Carla, dovrebbero provarlo tutti: Firenze - città con grandi tradizioni di solidarietà - offre infinite possibilità di scelta.