Affari di famiglia

Mercato di San Lorenzo, la nostalgia non porta da nessuna parte

Cara rubrica della mia Firenze, ho visto che il vecchio mercato centrale di San Lorenzo sta aprendo tutto nuovo. Sarà bellissimo, certo, ma mi chiedo: cosa resta della fiorentinita'? Non sembrerà di essere in una qualsiasi capitale del mondo dove ormai tutto si assomiglia? Ricordo con nostalgia di quando io e il mio babbo andavamo a mangiare il lampredotto al mercato e si faceva due battute con la gente del quartiere, con i bottegai storici, e c'era uno spirito che più fiorentino di così non si poteva. Ora lo spazio sarà bellissimo e di lusso, ma sentiremo parlare italiano, non più fiorentino, e assomiglierà a tanti altri...Un altro pezzo della nostra città che sparisce. Non crede?
Dario Lippi
Lei non è il primo che si pone questi dubbi, e sappiamo quanto e' doloroso veder scomparire uno dopo l'altro i luoghi, gli odori, le atmosfere di un tempo andato. Così come e' doloroso assistere alla chiusura progressiva delle vecchie botteghe per vederle poi sostituite da negozi e catene commerciali uguali in tutto il mondo. Il caso del Mercato Centrale, però, sembra un po' diverso. Intanto quello spazio era da tempo in agonia, sia dal punto di vista commerciale che da quello igienico. Il centro ha cambiato connotati, i residenti purtroppo sono sempre meno, e ai banchi della frutta o della carne si trovavano più stranieri (e comunque pochi) che fiorentini. Qualcosa bisognava fare. E l'idea di accentrare l'attenzione sulla qualità dei prodotti alimentari, oltre che su uno spazio polivalente, moderno e funzionale, era forse l'unica scommessa possibile per salvare capre e cavoli, cioè sia la splendida struttura ottocentesca che la sua destinazione originaria. Sulla carta sembra un luogo in cui fiorentini e turisti possono non solo incrociarsi ma anche trovare un interesse comune, la curiosità per il miglior cibo nostrano. Per il resto condivido la preoccupazione: Firenze e la Toscana tutta hanno tali e tante bellezze, prelibatezze e materie prime, che omologarsi agli altri non sembra proprio convenire. Meglio puntare sulle nostre (e uniche) caratteristiche, che alla lunga vinceranno. Ma ci devono credere tutti, istituzioni e associazioni di categoria incluse. Un gioco di squadra che Firenze non sa tanto praticare. Se ne fosse capace, se questo gioco fosse un po' più nelle sue corde, sarebbe una città imbattibile.

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