Affari di famiglia

Controlli anti-droga a scuola? Basta che gli adulti non facciano lo scaricabarile

Ho un figlio che va nelle scuole secondarie dove hanno scoperto che si spaccia la droga, e anche io, come credo tanti altri genitori, mi chiedo ogni giorno se il mio ragazzo ne fa uso. Si parla dei contrrolli con i cani e addirittura di sottoporre tutti gli alunni a un test a sorpresa. Ma è questa la strada giusta? Cosa ne pensano gli esperti?
Giovanna
HO GIRATO la sua domanda agli operatori del Progetto Villa Lorenzi, una delle strutture che da anni e anni si occupa non solo dei ragazzi che fanno uso di droghe ma in generale del disagio giovanile e del difficile lavoro dei genitori. Perchè è dalla famiglia che si deve partire: si può pensare che gli inciampi o i tormenti di un ragazzo possano essere capiti senza tener conto della casa da cui viene? Ciò detto, ecco cosa pensano gli operatori di Villa Lorenzi. Primo: l’esperienza insegna che i professori sanno bene quali dei loro studenti fa uso di droghe o vive un profondo disagio. Se non lo dicono è perchè non vogliono assumersi la responsabilità o perchè se e quando lo hanno fatto hanno scatenato reazioni aggressive da parte dei genitori. Del tipo: mio figlio si droga? Mio figlio non sta bene? Non si permetta di dire queste cose o la denuncio. C’è quindi un problema generale: gli adulti hanno sempre meno la forza o la voglia di fare gli adulti. Secondo: il problema non è solo capire chi si droga ma anche cosa hanno da dire i ragazzi, ascoltare il loro grido d’aiuto. Se questo fosse fatto, sia dalla scuola che dalla famiglia, l’allarme spinello diventerebbe meno grave. Terzo: nell’assunzione di responsabilità da parte della scuola, c’è anche la giusta esigenza di sapere con certezza che il proprio istituto è pulito. Dunque niente di male se ogni tanto si fanno venire le forze dell’ordine o i cani anti-droga, è anzi un modo per far capire che lì non si scherza. Ma il test individuale è un’altra cosa. In generale, c’è sempre più la tendenza a chiamare in causa l’altro, il terzo, sia per chiedere aiuto che per attribuirgli le colpe: la scuola, il giudice, l’allenatore eccetera. Quando invece la prima cosa da fare è ristabilire il contatto con quel ragazzo e imparare ad ascoltarlo. Il progetto Villa Lorenzi ascolta anche i genitori. Basta chiamare il numero 335.394992 dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 19 e fissare un incontro. L’aiuto può durare anche mesi ed è gratuito.
Scrivere a affaridifamiglia@lanazione.net

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