Affari di famiglia

La sessualità si “disimpara” da bambini

Sono un insegnante di una scuola media secondaria e sento di dover esprimere tutta la mia preoccupazione per il rapporto che sembrano avere i ragazzi con la sessualità. Da una parte ne parlano troppo, dall'altra sembrano più incapaci di noi nello stabilire rapporti sereni e normali con l'altro sesso. Mi chiedo costa sta succedendo nelle famiglie e cosa possiamo fare noi educatori per aiutarli.

Marco

Può fare una cosa, intanto. Rivolgersi a un pediatra fiorentino, Paolo Sarti che, per conto dei Medici per i Diritti Umani di cui è presidente, gira da anni nelle scuole per educare i bambini e i ragazzi alla sessualità. Lui le darebbe ragione, caro professore. Perchè da tempo scrive e dice che non è più come quando ha cominciato, tanti anni fa, quando l'ostacolo da superare era solo l'imbarazzo delle famiglie a parlarne con i figli e l'impreparazione della scuola a trattare certi temi. Oggi, racconta Sarti, i ragazzini sono bombardati da messaggi e immagini così forti e dice lui sbagliati, da spingerli a una sessualità troppo adulta e spesso anche violenta. E lo sa bene, questo volenteroso medico, visto che per vincere l'imbarazzo e andare al cuore dei ragazzi inizia i suoi incontri nelle classi chiedendo agli alunni di scrivere domande e pensieri su biglietti anonimi. Ne viene fuori un quadro a volte tenero e a volte scioccante, uno spaccato della (maleducazione) sessuale che ha poi raccolto in un testo distribuito anche dall'azienda sanitaria locale (“Sesso, quanti dubbi”). Che fare? Bisogna lavorare tanto, dice Sarti. Parlare con i bambini e con i ragazzi di quello che vedono o sentono, ripartire dall'abc dell'educazione al rispetto dell'altro, all'amore, alla legalità, all'uso corretto del proprio corpo, aiutarli soprattutto a interpretare e commentare i messaggi che arrivano dall'esterno. Bisogna smontargli per esempio l'idea che per fare carriera si debba mettere in mostra il proprio corpo (tante adolescenti lo pensano, vedi i loro biglietti segreti) o che per fare il ministro si debba circondarsi di belle donne (altre confessioni anonime) da usare e sottomettere. E' più questo aspetto, a preoccupare il pediatra. Perchè se pubblicità come quella per un noto reggiseno (“Mi piacciono i capi che si fanno mettere sotto”) o come quella che ha campeggiato a lungo sui muri a nord di Firenze (“Fidati, te la do gratis”, riferendosi alla montatura per occhiali), se messaggi come questi, dicevamo, passano senza che i familiari o gli adulti facciano una piega, o un commento o una presa di distanza, la sessualità dei nostri ragazzi sarà facilmente distorta. O violenta, come la cronaca purtroppo insegna.

Se volete entrare in contatto con il dottor Paolo Sarti e la sua organizzazione di Medici per i Diritti Umani scrivete a affaridifamiglia@lanazione.net

Oppure scrivetemi a questo blog: vi darò anche l'elenco dei Centri consulenza giovani delle Asl, aperti e gratuiti per tutti i ragazzi che ne abbiano bisogno

comments powered by Disqus